Finali regionali e nazionali del premio Asimov. Abbiamo numeri record (e ci fa piacere)

Il premio Asimov chiude una edizione da record. Se volete partecipare ai due eventi finali, siete tutti invitati!!!
ll “Premio Asimov” è un riconoscimento riservato ad opere di divulgazione e di saggistica scientifica particolarmente meritevoli. Esso vede come protagonisti sia gli autori delle opere in lizza che migliaia di studenti italiani, che decretano il vincitore con i loro voti e con le loro recensioni, a loro volta valutate e premiate.

Il Premio intende avvicinare le giovani generazioni alla cultura scientifica, attraverso la valutazione e la lettura critica delle opere in gara. Nasce da un’idea del fisico Francesco Vissani, che si è ispirato ad analoghe iniziative della Royal Society. Inizialmente istituito dal Gran Sasso Science Institute, grazie alla collaborazione dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN) e di molte altre realtà scientifiche, si qualifica oggi come Premio di livello nazionale.Il Premio è intitolato allo scrittore Isaac Asimov.

Domani, Venerdi` 28 Maggio alle ore 15, si svolgera` la cerimonia conclusiva Toscana, a cui sono stati invitati a partecipare i ragazzi  toscani che hanno scritto le  recensioni giudicate migliori e il/la migliore per ogni scuola. Verranno inoltre annunciati i nomi dei ragazzi che hanno ricevuto una  “menzione speciale” per aver scritto una ottima recensione, pur non essendo risultati vincitori.

Infine Sabato 29 Maggio alle ore 16 si svolgera` la cerimonia nazionale conclusiva del Premio Asimov: sono stati invitati a partecipare al dibattito uno studente o studentessa per ogni regione, e alla fine sara`annunciato il libro vincitore della sesta edizione.

Sara`possibile seguire in diretta streaming i due eventi sul canale You Tube del Premio Asimov, sia Venerdi` 28 che Sabato 29 Maggio: https://www.youtube.com/PremioAsimov
Cogliamo l’occasione per ringraziare tutte le scuole che anche quest’anno, con la loro collaborazione ed il loro impegno, hanno permesso che il Premio  Asimov avesse successo, e naturalmente tutti i componenti della commissione scientifica toscana che hanno svolto una enorme mole di lavoro per leggere e valutare le recensioni
Questi alcuni dei fantastici numeri del Premio 2021
numero di studenti aderenti: quasi 15.000
numero di regioni coinvolte 15
numero di scuole coinvolte 197
numero di professori coinvolti 668
numero di ‘giudici’ in aggiunta ai professori 192
Numero di recensioni  valide 9439  (di cui in Toscana: 890)

Vi Aspettiamo!!!

Quanto a me, mi occuperò delle interviste in relazione al libro di Telmo Pievani che fa parte della cinquina 2021

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La Festa della Scuola Ascoli 1-3 Settembre

“La Festa della Scuola”

(Ascoli Piceno, dal 1° al 3 settembre 2021)

“La Scuola Secondo me”. Potrebbe essere il titolo di un libro, ed esprime nei fatti un desiderio recondito, un sogno, un obiettivo spesso coltivato da chi vive la scuola. Nasce da questa semplice frase “La festa della Scuola”, un evento culturale organizzato dal professor Massimo Arcangeli, docente ordinario di Linguistica italiana presso l’Università di Cagliari e responsabile dell’associazione La Parola che non Muore, in collaborazione con l’associazione La Voce della Scuola del prof. Diego Palma.

La Festa della Scuola, aperta alla partecipazione di tutti e di cui è in preparazione il sito (www.lafestadellascuola.it), si terrà il 1°, il 2, il 3 settembre 2021 ad Ascoli Piceno.

I temi al centro della manifestazione: precariato; docenti “ingabbiati”; trasparenza, sicurezza, programmazione e dispersione scolastica.

C’è sempre una venatura eroica, e al tempo stesso un po’ malinconica, nei discorsi degli insegnanti, come di chi abbia sperimentato tante volte il fallimento di un’idea inseguita per un’intera vita senza riuscire mai a realizzarla: insegnare. Se in anni di grandi trasformazioni, più subite che condivise, non sono mancati i richiami alla mobilitazione e alla protesta, e poi le manifestazioni, gli scioperi, gli appelli del ceto intellettuale (di cui anche gli insegnanti dovrebbero essere parte) in difesa dell’istruzione e della scuola, i vari appelli sono purtroppo caduti ogni volta nel vuoto anche per l’impotenza di una categoria delusa, divisa, demotivata, inascoltata e, spesso, rassegnata alla sconfitta.            

Una soluzione a tutto questo è però stata sempre a portata di mano, davanti ai nostri occhi. Anziché alimentare le divisioni è necessario unirsi e allearsi con chi abbia veramente a cuore la scuola, per rompere definitivamente il suo isolamento. Piuttosto che nasconderci la verità, come troppe volte è accaduto, è necessario far conoscere anche all’esterno ciò che succede nelle nostre scuole. Solo così si può pensare di raggiungere una piena consapevolezza di sé e di proiettarla in un disegno, in una visione del futuro. Per questo, e per tanti altri motivi, vi chiediamo di partecipare alla Festa della Scuola. Sarà una preziosa occasione per poterci conoscere, per poterci confrontare, per poter immaginare e progettare insieme la scuola di domani. All’evento prenderanno parte docenti, studenti, famiglie, gruppi di coordinamento e associazioni di categoria, sindacati, giornalisti e rappresentanti della politica.

Il nostro principale obiettivo, perché la scuola esca dal suo isolamento, è di progettare lascuola di domani partendo dai problemi del presente, di lavorare tutti insieme per la ricostruzione di un sistema scolastico che valorizzi il lavoro degli insegnanti, che ne riconosca e ne salvaguardi la professionalità, che metta in primo piano i nostri ragazzi e le nostre ragazze. Una scuola unilaterale, separata dalle vite dei giovani, ne favorisce la dispersione; una scuolache coinvolga attivamente gli studenti al fine di contribuire a migliorarla li richiama invece a sé, e quegli studenti così non si perderanno (né oggi, a scuola; né domani, all’università o nel mondo del lavoro). Solo così si può puntare seriamente a una scuola che, anziché essere considerata un costo, possa rappresentare per lo Stato italiano, come per qualunque nazione abbia a cuore l’istruzione, la formazione e l’educazione alla cittadinanza, il suo più grande investimento. Una scuola che riparta dalla cultura, il vero capitale da tutelare e incrementare

Con preghiera di pubblicazione e diffusione.

Per info e contatti:

 Ufficio stampa:

Massimiliano Bellavista
tel. 335 6148685, e-mail: bellmaxi@tin.it

www.thenakedpitcher.com

Organizzazione:

Prof. Massimo Arcangeli, per La Parola che non Muore

Cell. 3473420905 – mail: maxarcangeli@tin.it

Prof. Diego Palma, per La Voce della Scuola

Cell. 3209326963 – mail: redazione@lavocedellascuolalive.it

LA VOCE DELLA SCUOLA – LIVE SOCIAL

Sito web: https://www.lavocedellascuolalive.it Facebook: https://www.facebook.com/vocedellascuola

Laboratorio vie brevi: la classifica finale dei brevi

https://www.italiabookfestival.it/fiera-del-libro/palco

TERZO POSTO

Fuori dall’ombra di Laura Tarchetti

È inutile cercare responsabilità da caricare su qualcosa o su qualcuno. A volte le vite vanno semplicemente come devono andare. Alla mia è successo così. Non sopporto chi mi dice: “se avessi fatto”, “se avessi scelto” o peggio: “avresti dovuto”. Molti anni fa, mi è capitata una strada e l’ho percorsa con i mezzi a mia disposizione. Per proteggermi ho eretto muri e scavato fossati, circondandoli di rovi spinosi. Ho chiuso ermeticamente la porta e anche, il più possibile, la bocca. Gli occhi, non è stato necessario. Sono fortunata, faccio per mestiere quello che mi più amo: gioco a scacchi. Chi critica la mia solitudine, il buio delle mie stanze, le mie giornate silenziose, può dirsi altrettanto soddisfatto di sé? Sicuri che la felicità faccia rumore? Che debba brillare sfacciata sotto il sole?

Quando, come oggi, abbandono per lavoro i luoghi a me familiari, scivolo nel mondo magico delle partite, dove mi sento altrettanto a mio agio. Devo tenere al sicuro il mio Re, magari capiterà di incontrarlo ancora. Sono perfettamente concentrata.

Ma un rumore di passi, ora, fa scricchiolare la mia quiete, incrinandola pericolosamente.

Decido veloce, alfiere in D4, scacco. Fermo il cronometro, devo fare una pausa. Prendo il bastone e mi alzo, allontanandomi dalla scacchiera.

La crepa si allarga. Due parole, le sue, e il silenzio si spezza.

  • Ciao, Anna.

Una lama di luce irrompe attraverso la breccia, si rovescia nella sala e mi avvolge in un calore dimenticato, splendente.

Sono cieca, è vero. Ma io, comunque, vedo.

SECONDO POSTO

SOTTO I RIFLETTORI di Andrea Mariani

La sagoma di Anne Binoche emerse dal fondo del palcoscenico un tratto alla volta. Si fermò a un metro dal proscenio, abbozzò un sorriso che tanto ricordava una ferita aperta e sollevò un braccio scheletrito tirando la manica del costume di scena.

“Sotto i riflettori, ho sempre finto di essere una donna forte, brillante, dalla battuta pronta.” Si sfiorò l’ovale quasi a volersi liberare di una maschera immaginaria. “E ora sono qui per mostrarvi il buio che si nasconde dietro l’attrice che tutti conoscono.” La voce le s’incrinò e le spalle ondeggiarono quasi sferzate da un colpo di vento. “Se mi guardo indietro, vedo una ragazzina travolta troppo presto dalla celebrità; una ventenne anoressica dipendente dall’anfetamina; una trentenne con manie suicida; una quarantenne dedita all’alcol e, infine, una cinquantenne che si guarda allo specchio e si riconosce a stento…”

Le luci del teatro si accesero d’improvviso, scontornando la seduta delle poltrone e le modanature del loggione. L’attrice sbatté le palpebre, si guardò intorno e le parole le morirono in gola.

Il tecnico del suono le si avvicinò, le sistemò il piccolo microfono nascosto sotto l’orlo della scollatura e se ne tornò dietro le quinte.

La voce del regista rimbombò un attimo dopo.

“Anne, ci prendiamo cinque minuti di pausa. Poi ripassiamo le battute. Attieniti al copione ed evita d’improvvisare. Tra due ore vai in scena e gli spettatori vogliono vedere l’attrice sotto i riflettori, non una donna che si piange addosso; quella lasciala nel camerino, possibilmente al buio.”

PRIMO POSTO

LA LUCE di Roberta Grugni

Le mie amiche hanno detto che sarà un viaggio spettacolare. Non so dove l’hanno sentito dire, nessuno è mai tornato da laggiù. Ma tra otto minuti lo scoprirò.

Sono un po’ emozionata, mi dispiace lasciare casa, ormai mi ero abituata a fluttuare sulle onde del nostro lucente padre. Ma è da tempo che è irrequieto e ha deciso di mandar via tante di noi. Forse ormai siamo troppo vecchie e dobbiamo far spazio alle più giovani.

Così prendo un bel respiro, deglutisco, chiudo gli occhi e parto. 300.000 chilometri al secondo potrebbero far vomitare chiunque, ma non me, anzi io mi diverto. È come salire in giostra, una volta partiti, non vorresti mai scendere.

E allora via! Il buio dello spazio mi avvolge, non è bello stare qui fuori, c’è troppo silenzio. Ma è questione di un attimo e all’orizzonte già vedo la mia meta. Wow! Avevano ragione le mie amiche: è blu! Mi fiondo a capofitto ed entro nella sua atmosfera. E anche se il blu, sopra e sotto, è il colore dominante, c’è anche tanto verde, e qua e là del rosso, del giallo. Sono macchie irregolari e invitanti. Ma io non ho il controllo della mia direzione; vorrei andare verso quell’azzurro che si muove in onde cadenzate, e invece finisco dritta dritta verso una macchia scura, grigia, fumosa. Una macchia triste da cui si levano lamenti. Cado in uno stretto vicolo, un coacervo di finestre, sporcizia, puzza, dove quelli come me faticano a entrare e sembrano malaccetti. Poi vedo una minuscola creatura con i pantaloni rotti che alza il viso al cielo e mi sorride. E capisco di essere finita nel posto giusto.

Parte Italia book Festival ,7-9 Maggio siamo in ballo…

Venerdi 7 maggio

In grassetto gli appuntamenti che mi riguardano più da vicino

ore 15,00 Incontro con l’Editore – Diastema Edizioni

ore 15,30 Presentazione di Incipit 23 Cafè

ore 16,00 Incontro con l’Editore – Levania Edizioni

ore 16,30 Incontro con  Leonardo Taiuti e Massimiliano Innocenti di Bookdealer i tuoi librai a domicilio

ore 17,00 Incontro con l’Editore – ErreKappa Edizioni

ore 17,30 Marco Tarozzi, giornalista, presenta il libro “L’oro di Ondina, il primo trionfo di un’italiana alle Olimpiadi” (Minerva Edizioni). Dialoga con lo scrittore il giornalista Stefano Zanerini

ore 18,00 Incontro con l’Editore – Pandilettere Edizioni

ore 18,30 Semifinale 1 di SCRIPTOR – Talent show letterario

ore 19,00 Semifinale 2 di SCRIPTOR – Talent show letterario

ore 19,30 Incontro con Gianni Bugno,  A trent’anni dai suoi più grandi successi, Bugno si racconta nella sua prima autobiografia “Per non cadere. La mia vita in equilibrio (La Nave di Teseo). Dialoga con l’ospite il giornalista Stefano Zanerini

ore 20,30 Incontro con l’Editore – Atile Edizioni

ore 21,00 Incontro con Franco D’Aniello, musicista e fra i fondatori dei Modena Cty Ramblers autore del libro “E alla meta arriviamo cantando” (La Nave di Teseo). Dialoga con l’ospite il giornalista Stefano Zanerini

Sabato 8 maggio

ore 15,00 Incontro con l’Editore – Baglieri Editrice

ore 15,30 Marta Bolognesi presenta il libro “Il cangiante mondo di Elia” (Nepturanus Edizioni)

ore 16,00 Pierfranco Bianchetti presenta il suo libro “L’altra metà del pianeta cinema” (Aiep Edizioni). Dialoga con lo scrittore il giornalista Stefano Zanerini

ore 16,30 Incontro con l’Editore – Fiori d’Asia Edizioni

ore 17,00 Incontro con Enrico Quaglia – Libri da asporto

ore 17,30 Incontro con l’Editore – Nep Edizioni

ore 18,00 Incontro con Daniela Mena, direttrice della Microeditoria di Chiari

ore 18,30 Reading light show con lo scrittore Filippo Nibbi, il giornalista Francesco Ricci e il professore Massimiliano Bellavista

ore 19,00 Incontro con l’editore – Mimep Docete Edizioni

ore 19,30 FInale prima parte SCRIPTOR – Talent show letterario

ore 21,00 “Emilia nera – tra Aurora e la scrittura”. Incontro con la scrittrice Barbara Baraldi. Dialoga con la scrittrice Simone Metalli 

Domenica 9 maggio

ore 11,00 Stefano Cavina presenta il libro “Marte e le origini della vita (Aiep Editore). Dialoga con lo scrittore il giornalista Stefano Zanerini.

ore 12 Incontro con l’Editore – Pagine in progress

ore 15,00 Incontro con l’Editore – Gruppo Il Viandante Chiaredizioni

ore 15,30 Fiori Picco presenta la “Trilogia del Guangdong – tre raccolte di narrativa, poesia e saggistica di autori cinesi contemporanei” (Fiori d’Asia Editore). Dialoga con l’editrice il giornalista Stefano Zanerini

ore 16,00 Incontro con l’Editore – AltrEdizioni

ore 16,30 Francesco Barone presenta il libro “I musulmani dell’Italia medievale” (Officina di Studi Medievali Editore). Dialoga con lo scrittore il giornalista Stefano Zanerini

ore 17,00 Lettura Day – Incontro con  Annarita Corrado  – Adei associazione degli editori indipendenti

ore 17,30 Incontro con l’Editore – Puntidiivista Edizioni

ore 18,00 Premiazione racconti “Le vie brevi – luce” con il professore Massimiliano Bellavista

ore 18,30 Incontro con l’Editore – Tomolo Edigiò Edizioni

0re 19,00 Incontro con la scrittrice Federica Bosco. Dialoga con l’ospite il giornalista Stefano Zanerini

ore 19,30 Andrea Bertolini presenta i suoi libri “Viaggio nella gnosi”, “Manuale di quarta via” e “Universo simbolico dei tarocchi” (Bastogi Libri Edizioni). Dialoga con l’autore il giornalista Stefano Zanerini.

ore 20,00 Incontro con Andrea Mingardi, cantante e scrittore. Presentazione del suo nuovo libro “Dopo l’uragano” (Edizioni Cidem). Dialoga con l’ospite il giornalista Stefano Zanerini

ore 21,00 Incontro con Simone Cristicchi, cantante e scrittore. Presentazione del suo nuovo libro “Happy Next – alla ricerca della felicità (La Nave di Teseo). Dialoga con l’ospite il giornalista Stefano Zanerini

Un libro interessante e fuori dagli schemi

Problemi e riflessioni (a cura di La Redazione) . A. XV, n. 164, maggio 2021

Un articolato omaggio
di Mario Segni al padre

di Massimiliano Bellavista
Da Rubbettino un volume che getta nuova luce
su un’epoca grigia, destinato a far discutere

C’è stato il tintinnar di sciabole di Nenni e poi il tintinnar manette di Scalfaro. Siamo senza dubbio un paese dove i tintinnaboli di antica memoria sono ancora vivi e vitali e continuano a risuonare nella testa dei nostri politici.
Illo tempore servivano a scopi varî. Talora erano considerati come strumenti musicali, ma spesso venivano semplicemente usati per dare il segnale della chiusura o dell’apertura di edifici di interesse pubblico. Soprattutto era proprio col suono del tintinnabulum che il nuntius indicava, come più tardi nella religione cristiana, il momento del sacrificio. Nel contesto degli anni Sessanta e poi anche oltre, l’evocazione del tintinnio diviene sinonimo di rivelazione di una presunta oscura minaccia fondata sul possibile uso della violenza, sulla percepita imminente violazione intenzionale, da parte di non si sa chi, dei diritti e dei limiti dei poteri su cui questa Repubblica è ancora fondata. E il sacrificio reale seguito al presunto tintinnabolo cui si accennava è stato in Italia quello del capro espiatorio di turno, quello insomma in cui iniettare tutti i veleni di un’epoca per poi farlo affondare nell’assurdo, moralmente e spesso anche fisicamente.
Ma uno Stato serio non può mica fondarsi sui campanelli, se non vuole diventare il paese dei tintinnaboli, e per uscire da ogni ambiguità deve o dovrebbe discutere di fatti concreti, storicamente fondati.
Pare questa la miglior sintesi del tema e dell’obiettivo del libro di Mario Segni, Il colpo di Stato del 1964 – La madre di tutte le fake news (Rubbettino editore, pp. 180, € 13,00). Un libro appassionato, sicuramente, ma anche obiettivo, equilibrato nei giudizi e di grande interesse.
Certo, come sottolineato da Agostino Giovagnoli nella sua ottima introduzione «Figlio dell’allora Presidente della Repubblica, Antonio Segni, è in qualche modo parte in causa e non lo nasconde affatto. È evidente ed esplicita la preoccupazione di tutelare la memoria di suo padre e di rendergli ciò che gli spetta, in primo luogo il riconoscimento della sua rettitudine morale prima ancora che il ricordo della sua figura di democratico e antifascista. Un proposito che non è solo legittimo, ma anche utile per la ricerca della verità: qui Mario Segni riporta, infatti, un’ampia serie di fatti, documenti e argomenti di grande importanza per fare chiarezza». Il seguito del volume sembra dargli ragione su tutta la linea. In un paese culturalmente provinciale, politicamente comunale e per tutto il resto ancora legato agli interessi di quartiere o alle beghe di condominio è proprio questo che manca, un confronto serio e fondato riguardo a un’epoca grigia, condotto da più punti di vista, almeno quelli ancora disponibili. Un’epoca, quella della crisi del 1964, destinata probabilmente a rimanere tale, cioè grigia, oscura, vista la dipartita di tanti testimoni diretti e l’istituzionale e sistematica reticenza di molte parti in causa, nazionali e soprattutto internazionali. Invece questo confronto franco e costruttivo latita, lo vediamo in questi giorni, a libro non ancora uscito, con il susseguirsi di prese di posizione sui più diffusi quotidiani. E intanto quei fatti importantissimi, forieri di ampie e gravi implicazioni storiche per la Penisola, rimangono appannaggio di un pubblico di iniziati, non vengono spiegati se non propinando vulgate rituali e coinvolgono i giovani nelle scuole e università più o meno quanto le guerre puniche.

Tirare in ballo per la storia italiana recente il concetto di fake news
Abbiamo detto che il libro è un’ampia e originale disamina dei fatti della crisi apertasi nel torrido giugno 1964. La crisi del governo Moro, l’ostilità di Segni alla politica di collaborazione Dc-Psi, i profondi imbarazzi a destra e a sinistra per opposti ma coincidenti motivi, le difficoltà dell’Italia in politica economica. E un presidente che si trova stretto in una morsa che a tratti pare senza via di uscita e che lo scuote non solo politicamente, ma anche fisicamente, psicologicamente, con le ben note nefaste conseguenze che questo avrà a breve sulla sua salute. Prosegue il libro di Segni: «Premesse importanti in questo senso erano già state poste dall’esito delle elezioni del 1963, pesantemente negative per il centro-sinistra, e successivamente la “congiuntura economica” dette una spinta decisiva per il cambiamento. Alla svolta del luglio 1964, in altre parole, concorsero processi e forze ben più potenti delle azioni di qualche militare. Il tema vero di quella crisi fu soprattutto un altro: la continuazione o meno della collaborazione di governo tra democristiani e socialisti, per impedire la quale si attivò anche Antonio Segni. Come altri, infatti, il Presidente della Repubblica era convinto che, con la loro politica economica, i socialisti indebolissero la struttura economica del Paese e minacciassero di portarlo fuori dall’Occidente. Che cioè aprissero la strada al pericolo comunista. Ritenne perciò suo dovere prendere posizione contro il centro-sinistra per difendere gli interessi supremi dell’Italia. Del resto, Segni era stato eletto Presidente della Repubblica, anche per volontà di Moro, proprio perché presidiasse la collocazione atlantica e occidentale del Paese».
Il volume, in uno stile piano e posato ma molto chiaro, ripercorre un periodo colmo di sfumature e ambiguità (si direbbe una infinita scala di tonalità grigie) con una sola pretesa, che però anima tutte le pagine, ovvero quella di richiamare tutti all’obiettività e all’immedesimazione nel modo di pensare e nelle logiche dell’epoca, perché è fin troppo facile giudicare ex post, vestiti con gli abiti del poi. Per fare questo, Segni parte da basi semplici e incontrovertibili, pubblicando lettere e documenti di notevole interesse, documenti che sono stati ritrovati di recente, ancora in fase di riordino e che saranno poi a disposizione all’interno dell’Archivio Antonio Segni.
A tutto questo si accompagna, provocatoriamente, l’uso del termine fake news. Termine che, certamente, fa alzare il sopracciglio a molti che hanno vissuto la compostezza e la solennità della comunicazione giornalistica di quegli anni, ma che tuttavia non è uno slogan inventato per aumentare le tirature e anzi è strutturalmente legato a ogni pagina, a ogni considerazione contenuta nel libro. Insomma, una volta letto il volume non si può fare a meno di pensare che abbia ragione Giovagnoli quando dice che «Molte opinioni diffuse sul “golpe” del 1964 prescindono sic et simpliciter dalla verità dei fatti perché si sono formate e consolidate sulla base di motivazioni politico-ideologiche impermeabili alle verifiche fattuali. Non accade solo per le vicende del luglio 1964, ma questo caso è particolarmente emblematico». Fake news insomma.
In effetti è così, e il libro lo dimostra in modo disarmante. La vicenda del piano Solo ha inizio il 10 maggio del 1967. L’intera prima pagina de L’Espresso è occupata dal titolo a caratteri cubitali: 14 luglio 1964 – Complotto al Quirinale. E sotto, a caratteri ancora più estesi, Segni e De Lorenzo preparavano il colpo di Stato. Nel novembre di quello stesso anno si apre un processo e tutta la storia, ricostruita in modo puntuale nei capitoli che si susseguono, ha un esito singolare: l’indagine giudiziaria smentisce i giornalisti su tutta la linea, ma le fake news hanno invece l’esito opposto, conquistano spazio e fuorviano menti. «Mentre l’indagine giudiziaria si conclude, come sappiamo, con una clamorosa sconfitta dei giornalisti de L’Espresso, l’orientamento della pubblica opinione si sposta gradualmente verso le tesi dell’accusa. Non esistevano sondaggi in quel periodo. Ma l’andamento della stampa, che al processo dedica spazi amplissimi, è indicativo. Molti dei giornali non pregiudizialmente schierati con una delle parti, cambiano sensibilmente opinione, e da un atteggiamento neutro e distaccato, passano a considerare fondate le affermazioni de L’Espresso». È del resto, quello, un periodo di inchieste aggressive e a tratti anche feroci, basti pesare allo scandalo Lockheed, l’azienda americana produttrice di aeroplani che rivelò nel 1976 a una commissione del Senato americano che aveva corrotto politici e funzionari di diversi paesi per spingerli a concederle importanti commesse. Tra questi paesi c’era anche l’Italia. Leone dovette dimettersi sotto gli attacchi violentissimi e insistenti, mossi soprattutto dal Partito radicale e dal settimanale L’Espresso, salvo poi essere riabilitato come «capro espiatorio di un assetto di potere e di prepoteri, che così riuscì a eludere le sue atroci responsabilità relative al caso Moro, alla vicenda Lockheed, al degrado totale e definitivo di quanto pur ancora esisteva di Stato di diritto nel nostro Paese». Come si legge nella lettera di scuse di Marco Pannella ed Emma Bonino a Giovanni Leone in occasione del suo novantesimo compleanno.
In questo sta forse uno degli indubbi meriti dell’opera di Mario Segni, ovvero quello di obbligarci a investigare un’epoca ma soprattutto un distorto atteggiamento mentale, che anima ancora la nostra politica: le fonti sembrano secondarie, la verità storica anche, mentre l’interpretazione ideologica e distorta è tutto. Per far presa sull’opinione pubblica non conterebbe insomma la verità, ma come e quanto forte si è capaci di urlare una menzogna. Questa è un’epoca di perniciosa sfiducia nei mezzi del confronto culturale e dell’argomentazione fondata, dove ognuno ama rinchiudersi nella propria bolla comunicativa, fatta solo e soltanto di altri individui che la pensano allo stesso modo. Provate se volete in questo senso a vedere cosa riporta Wikipedia alla voce “Piano Solo”. Un libro che si proponga di coltivare il dubbio di fronte a interpretazioni monocordi (si vedano a questo proposito le pagine del libro che smontano la famosa storia sulle ragioni dell’ictus che colpì Segni impedendogli l’esercizio delle funzioni presidenziali il 7 agosto 1964) è già per questo solo fatto meritevole di lettura.

La testimonianza e il dovere di un figlio
Ma il libro ha anche un’altra valenza. È il generoso e costruttivo atto di riabilitazione, prima di tutto morale, di un figlio verso il padre. Prendendo a prestito, visto che se è parlato a più riprese, un termine caro alle vicende giudiziarie, si potrebbe dire che si tratti di un atto dovuto. A lungo meditato, di certo non improvvisato (lo si intuisce subito sfogliando le pagine del volume) e come anticipato forse anche necessario. Ora, è singolare e sintomatico del livello attuale del dibattito politico nel paese, che anche questo atto sia oggetto di ironia e di inconcludente ridicolizzazione, invece che di apprezzamento o perlomeno di rispetto. È successo di recente sulle colonne di Repubblica, dove lo storico Miguel Gotor ha parlato commentando il libro di «una testimonianza interessante, riprova di un tenerissimo amore filiale di cui sarebbe sbagliato non tenere conto in un Paese pieno di buoni sentimenti come il nostro». Una delegittimazione che appare certamente eccessiva anche se, in effetti, qualche passaggio appare più rispondente al desiderio di un figlio di difendere la memoria del padre che all’onere di raccontare momenti così delicati della Storia italiana.
Con il presente volume Mario Segni segna anche un altro punto a suo favore, quello di richiamare alla sensibilità del lettore come sia importante rileggere con attenzione il passato. Attraverso un’approfondita analisi anche semantica e filosofica di questo “periodo di mezzo” post Scelba e Tambroni, egli sa mettere in luce quei comportamenti, quei linguaggi e quelle scelte che, spesso anche oltre la volontà e la consapevolezza di chi li mise in atto, posero le basi della strategia della tensione. Una semina di terrore che proprio in quegli anni trovò il terreno ideale dove mettere radici.
Non resta al lettore che trarre le sue personali conclusioni e forse cogliere l’invito che Segni fa concludendo il volume: «La Repubblica ha quindi una storia di cui possiamo andare fieri, non dobbiamo vergognarci. Il Partito comunista non ha avuto la forza di rivedere gli errori e le tragedie della sua storia. È un peccato, perché al grande merito di essere approdato alle rive della democrazia, pur partendo da tanto lontano, e anzi di avere contribuito moltissimo a salvarla nel periodo più pericoloso del terrorismo, avrebbe aggiunto quello della sconfessione degli errori del passato, e avrebbe dato un grande credito alla nuova sinistra, e a tutta la classe politica nel suo complesso. Ma ormai anche quella storia è finita. E forse adesso è più facile per tutti guardare indietro con serenità».
Sapremo farlo, o tentennando ci limiteremo al tintinnio?

Massimiliano Bellavista

(www.bottegascriptamanent.it, anno XV, n. 164, maggio 2021)