Dolceamaro sul digitale terrestre a’ Di Sabato’

C’è ben poco da dire.Se non invitarVi a dare un’occhiata.Ne vale la pena per come è costruito l’intervento.

Ecco qua in anteprima, visto che ancora il podcast non è disponibile.

 

Sì perchè gli articoli e le critiche dovrebbero stare nella sezione ‘dicono di noi‘, ma dopo che dai primi di Marzo abbiamo pubblicato uno o due pezzi al giorno tra qui e Toscanalibri facendo poche parole e tanti fatti e lasciando poco spazio a quel che si diceva (positivamente) di noi, e quando c’è un pezzo fatto con tanta cura e che più che una fotografia mi sembra uno specchio (nel senso che mi ci ritrovo perfettamente rappresentato), non posso non inserirlo subito sul blog in bella evidenza.Del resto, sapete quanto come Caffè 19 teniamo ai racconti, ne abbiamo pubblicato molti, d’Autore, inediti e bellissimi in queste settimane, quindi una recensione come questa, che è ‘un racconto sui racconti’ va proprio a pennello!

Sì, oggi faccio un pò di sana autopromozione grazie all’aiuto di una persona speciale, Francesco Ricci, che sa come parlare e bucare lo schermo. Oggi sul canale 90 del digitale terrestre, c’era il contenitore pomeridiano ‘Di Sabato’ e si è parlato di racconti.

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Dolceamaro è una raccolta di racconti molto particolare, cui devo molto, perchè in un certo senso è stato un punto di svolta, anche grazie all’importante Editore che ci ha creduto, portandolo al Salone del Libro di Torino 2019 e in altri importanti contesti, come Più libri più liberi a Roma ed il Fringe Festival di Roma.

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Grazie a Francesco!

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Emersioni, aria nuova nell’editoria (e nel modo di farla)

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Emersioni, casa editrice aperta alle tante novità:
lo spazio per scrittori talentuosi e intraprendenti
Emersioni, talent scout per professione, ha lo scopo di far emergere
e sostenere il vero talento nel mare magnum dell’editoria
di Giuseppe Chielli
«Emersioni nasce per dar spazio ai nuovi talenti, cerca autori rimasti nascosti e li fa emergere. È un talent scout, per professione». Una dichiarazione di intenti che, compendiata efficacemente già dal nome della casa editrice, ispira l’operato di un valido team con a capo un timoniere navigato: Michele Caccamo, scrittore e poeta nonché editore.
Una dichiarazione di intenti che diventa realtà, dal momento che si tratta di una casa editrice non a pagamento, che dunque non richiede ai propri autori alcun contributo che non sia il talento e l’intraprendenza.
Questo mese, con occhio particolare, si analizzerà dunque la Emersioni editore, nata “da una costola” della Castelvecchi – di cui era in precedenza collana – e divenuta recentemente casa editrice autonoma all’interno del medesimo gruppo Lit.

Il catalogo e le novità
Visitando il sito (www.emersioni.it ), si ha una panoramica esaustiva dei titoli che saranno pubblicati nell’imminente futuro (Prossimamente), di quelli di recente pubblicazione(Novità), nonché della totalità degli scritti editi già in commercio (Catalogo).
In generale, si può subito notare la precisa e definita linea editoriale con cui si fornisce, come accennato, spazio agli autori emergenti, con un occhio di riguardo rispetto alla narrativa che spazia dal fantasy ai romanzi storici fino a quelli introspettivo-psicologici.
Tra le novità, degno di considerazione è il romanzo della psicologa Roberta Palopoli, Mater dolcissima (pp. 176, € 17,50), in cui si racconta la particolare storia di una famiglia borghese romana, rinchiusa tra le contraddizioni e le ipocrisie del suo stesso essere. Nell’ambito familiare, si collocano anche il libro di Maria Teresa Liuzzi, Sofia & Sofia (pp. 152, € 16,50), dove viene esplorato il rapporto tra la protagonista e la nonna omonima scomparsa da dieci anni, e quello di Anna Maria Benone, Il giro lento del sole (pp. 64, € 10,50) in cui vengono scandagliate le dinamiche interne di una famiglia che sembra avere apparentemente tutto.
L’analisi sociale si vena invece di ironia nel romanzo di Antonella Ferrari, Un amore di città (pp. 176, € 17,50) dove ogni elemento è oggetto di una grottesca estremizzazione, dai pettegolezzi al lusso fino agli stessi personaggi; un’ironia che diventa distopia nell’interessante opera di M. M. Doodle, 2695. Una storia vera, (pp. 230, € 18,50) ambientata nella Roma del ventottesimo secolo, che vede asserviti patrizi e plebei allo strapotere di Ottaviano, mentre un gruppo di ribelli peripatetici cerca di cambiare il corso della storia grazie al professor Joshua Levi, al secolo Gesù Cristo. Riflessione politica che si coniuga con piacevolezza narrativa, dunque, come nel romanzo di Marco Gassi, Miglia da percorrere prima di dormire (pp. 136, € 15,50) in cui si immagina un presidente degli Stati Uniti che dovrà scegliere tra il bene del suo paese e la propria salute personale.

Bottega editoriale e le novità di Emersioni
Per non “sbrodarci” troppo, abbiamo deciso di inserire solo in ultimo gli inediti della nostra “Scuderia letteraria” che sono diventati libri in “pagine e rilegatura” grazie ad Emersioni. Per ora, c’è il romanzo «istintivamente filosofico» (così definito dal critico Renato Minore, che ne firma la Prefazione) Non ho un sogno (pp. 124, € 14,50) di Fabio Bacile di Castiglione, che narra il cammino iniziatico di Diego, un adolescente alle prese con i dubbi, i cambiamenti e le paure che la crescita reca con sé. Di recente pubblicazione, invece, la nuova raccolta di Massimiliano Bellavista, Dolceamaro (pp. 188, € 18,50), un insieme di racconti capaci di scavare nell’inconscio da una parte e nella sfera dei sogni e delle speranze dei protagonisti dall’altra.
Una collaborazione promettente, dunque – non a caso, gli autori citati sono tra i “fiori all’occhiello” della nostra agenzia – che in futuro certamente non cesserà di far “emergere” talenti altrettanto interessanti!

Giuseppe Chielli

(direfarescrivere, anno XV, n. 161, giugno 2019)

 

Rubrica Fiction & Libri: recensione per Dolceamaro

A Francesco Ricci un sentito grazie.

Articolo su Sienanews di oggi  – Fiction & Libri, Magazine

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In un romanzo, come è noto, l’incipit riveste grandissima importanza. Lo sanno bene gli scrittori, che giocano con le numerose variazioni che esso offre (la modalità incipitaria abbraccia, infatti, la descrizione di un luogo, una riflessione filosofica, una cornice, la presentazione del narratore, una conversazione già iniziata), lo sanno bene i lettori un po’ scaltriti, che possono riconoscere senza troppe difficoltà quale patto narrativo gli viene proposto. Anche in presenza di una raccolta di racconti, però, gettare uno sguardo d’insieme sui diversi incipit dei testi che la compongono può risultare un’operazione tutt’altro che inutile.

Consideriamo, ad esempio, l’ultima fatica letteraria di Massimiliano Bellavista, “Dolceamaro” (Lit edizioni). Scorrendo le prime righe degli otto racconti, accade di imbattersi ora in un narratore interno ora in un narratore esterno, ora in uno spazio consueto e riconoscibile ora in uno spazio indistinto, ora in una cornice temporale ben determinata ora evanescente, in un caso perfino fiabesca (“C’era una volta un re, che pianse e si disperò…”). La stessa presentazione dei personaggi pare sottrarsi a ogni criterio di univocità, pur rifuggendo costantemente dal ritratto-descrizione accurato e definitivo. Se insisto su questi aspetti tecnici, è perché con “Dolceamaro” ci troviamo al cospetto di un’opera nella quale a essere centrale è proprio la scrittura. Con questo non intendo certo dire che non sia importante quanto ci viene narrato; voglio semplicemente riconoscere il primato del “come” sul “cosa”.

Raffinato lettore e profondo conoscitore della letteratura (specie postmoderna), Bellavista ricorre a una “scrittura di secondo grado”, vale a dire una scrittura nella quale gli echi, le riprese, le citazioni, i rimandi alla tradizione (l’immensa biblioteca universale) abbondano e fanno dello scrittore una sorta di “bricoleur”, attento a individuare e a ricontestualizzare non semplicemente tessere narrative e immagini, ma anche un tono, un ritmo, un’atmosfera incontrata in un altro autore. E tuttavia sbaglieremmo a considerare “Dolceamaro” alla stregua di un elegante gioco formalistico-retorico, una sorta di pezzo di bravura. Percepibile, infatti, è la funzione difensiva che la scrittura è chiamata da Bellavista a svolgere, pagina dopo pagina.

Difensiva rispetto a cosa? A un’esistenza (la propria, quella di tutti gli uomini) che non lascia intravedere né significati ultimi né direzioni, che procura ferite e traccia solchi tra le persone, e che solamente se assunta sul piano dell’arte (il libro) può essere almeno in parte capita e in parte addomesticata. La stessa centralità della similitudine – autentico marchio della scrittura di Bellavista – con funzione spiccatamente comunicativa offre testimonianza, a livello stilistico, di come i racconti di “Dolceamaro” nascano dal proposito di reagire all’angoscia che afferra l’autore ogni volta che la verità dell’esistenza (il dolore, la latitanza di senso) si mostra in tutta la sua incontrovertibile evidenza. Il passo che segue è tratto dal primo racconto, intitolato “La città e i suoi falsi santi”.

“Per la prima parte del percorso Momo e io procediamo in silenzio, lentamente, molto lentamente. Se i nostri piedi fossero strumenti musicali e la nostra passeggiata notturna uno spartito punteggiato di passi si direbbe che camminiamo più o meno in quattro quarti. Momo dice che la città da tempo non dorme e che compiere una passeggiata notturna non significa andare ambiziosamente a caccia del mistero, del diverso o di chissà quale sogno da realizzare: significa semplicemente vederla nel suo momento più vitale. Di giorno la città è quasi morta, se fosse un corpo si troverebbe in una sorta di coma farmacologico, proverebbe troppo dolore a svegliarsi, scoprendosi vuota. Di giorno tutti si spostano verso le periferie come fanno i pesci che chissà perché nuotano sempre lungo il bordo esterno dell’acquario. Di notte invece tutto torna in ordine. Di notte la città ha davvero gli abitanti che conta all’anagrafe, le case si animano e si riscaldano, i suoi miliardi di tubazioni fremono come vene in preda all’eccitazione, il tanto spazio lasciato vuoto viene occupato da corpi in movimento. Di notte si ha il tempo per mettere mano a quello che i giorni frenetici vissuti a chilometri di distanza impediscono di fare”.

A Torino per parlare di narrativa contemporanea

salone del libro Torino 2019

A Torino un interessante dibattito sulla Letteratura contemporanea
Con cinque eccellenze dell’agenzia letteraria Bottega editoriale:
gli scrittori Baggio, Bellavista, Boschi, Ferrari e Stucchi.
A condurre i lavori: il critico letterario Guglielmo Colombero
di Maria Chiara Paone
Anche quest’anno la primavera sarà allietata dall’evento editoriale più importante della stagione, il Salone Internazionale del Libro di Torino, che si svolgerà dal 9 al 13 maggio nello spazio di Lingotto Fiere.
Arrivata all’edizione numero trentadue, la kermesse avrà come tema «Il gioco del mondo», ispirato alla famosa opera di Julio Cortázar, che permetterà ad ospiti e intellettuali di attraversare ancora una volta i confini di diverse culture e, finalmente, di dialogare senza pregiudizi e cliché.
Anche quest’anno saranno certamente molti gli incontri e gli appuntamenti, nonostante il programma, mentre scriviamo, non sia ancora stato presentato. Tuttavia siamo assolutamente certi che un evento avrà certamente luogo perché organizzato da noi “bottegai”, ancora una volta attivamente presenti a questo importante appuntamento italiano.

L’importanza della letteratura
Infatti sabato 11 maggio, dalle 14 alle 16 presso lo stand della Fuis – la Federazione unitaria italiana degli scrittori – di cui ancora non sono note le esatte coordinate, avrà luogo un incontro fortemente voluto da Bottega editoriale, dedicato alla Letteratura contemporanea, attraverso le opere di cinque fra i migliori autori appartenenti alla nostra “Scuderia letteraria”.
Il dibattito sarà condotto dal critico letterario Guglielmo Colombero.

Gli autori
Un incontro tra menti e stili narrativi molto diversi tra loro che certamente potranno dare un quadro più completo sulla complessa materia di cui si accingono a discutere e alla quale, con le loro opere, appartengono. Si parlerà certamente dell’opera omnia dei vari autori con un occhio di riguardo riservato ad alcune produzioni in particolare.
I protagonisti di questi “Dialoghi” saranno Massimiliano Bellavista, eclettico scrittore, reduce dal successo di questo aprile del Festival della lingua italiana 2019 di Siena con lo spettacolo per parole e musica Una parola lunga un secolo, del quale verrà presentata la sua ultima “creatura” edita da Emersioni, la raccolta di racconti Dolceamaro (e del quale potete leggere una recensione su questo numero di Bottega Scriptamanent al link www.bottegascriptamanent.it/?modulo=Articolo&id=2285&idedizione=154); Francesco Boschi, blogger toscano dalla lunga esperienza letteraria, che sarà presente con le sue intense storie ambientate nel mondo della scuola italiana ne Le incantevoli luci della vita, edite da Il Seme Bianco e corredate dalla lungimirante Prefazione a cura di Rino Tripodi (che è possibile leggere al seguente link: www.bottegaeditoriale.it/primopiano.asp?id=238); Romano Ferrari, viaggiatore febbrile e parigino di adozione, nonché presidente di Fai France, riguardo al quale ci si soffermerà particolarmente sul romanzo storico Cauriòl, la montagna del riscatto edito da Infinito edizioni (i più interessati potranno leggere una nostra recensione a questo link: www.bottegaeditoriale.it/laculturaprobabilmente.asp?id=174); altro autore dalla notevole varietas stilistica che vanta anche lui, come i precedenti autori già una cospicua varietà di pubblicazioni è Gian Corrado Stucchi, presente al Salone con la sua più recente opera, un torbido mystery dalle criptiche venature simboliche, La puntura del bombo, edita da Bottega editoriale (per leggere una sua recensione cfr.: www.bottegascriptamanent.it/?modulo=Articolo&id=2277&idedizione=153 ); in conclusione, last but not least, uno scrittore, Marco Baggio, “padre” dell’originale thriller Nove colpi, che vanta una Prefazione a cura di Marco Gatto e che fa parte del “Portafoglio inediti” della “Scuderia letteraria” di Bottega editoriale, un bel noir che ha già conquistato l’attenzione di diverse case editrici particolarmente interessate, oggi al suo “giallo” e domani, ai suoi racconti analogamente oggi inediti.
Sia Bellavista che Stucchi sono stati protagonisti di due suggestive e dettagliate analisi critico-letterarie stilate proprio dal conduttore dell’incontro, Guglielmo Colombero, che ci accompagnerà per mano, attraverso la loro opera omnia, ad un’ampia e approfondita riflessione sui contenuti e sullo stile di ciascun autore.
Per quella su Bellavista cfr. www.bottegaeditoriale.it/primopiano.asp?id=236; per quella su Stucchi cfr. www.bottegascriptamanent.it/?modulo=Articolo&id=2283&idedizione=154).
Ci aspettiamo dunque, da queste diverse ma egualmente importanti personalità, un dialogo serrato e spunti interessanti. Se volete scoprire quanto abbiamo ragione non vi resta che seguirci a Torino e verificarlo di persona!

Maria Chiara Paone

(direfarescrivere, anno XV, n. 160, maggio 2019)

copertina dolceamARO DEF