Apparso su Eleatiche. Si ringrazia Licosia Editore

Il sole che indica il futuro. Di frequente gli emblemi diffusi nei libri del sedicesimo e diciassettesimo secolo hanno questa associazione stretta tra il pensiero illuminante e il sole, la luce, come ciò che simbolicamente può diradare le tenebre (del futuro) e con esse i fumi dei nostri dubbi più neri.
Ma gli emblemi avevano in passato una consolidata funzione virtuosa, assolvevano al compito, ben compreso solo in tempi relativamente recenti anche nel mondo della formazione e della comunicazione, di scolpire nella mente, con l’aiuto di parole combinate con immagini, i comportamenti da tenere e quelli da evitare, le virtù da tenersi strette. Una parola accompagnata da un’immagine ha ben più probabilità di essere da tutti compresa e di rimanere molto a lungo nella mente del lettore.
Un primo accenno al futuro lo troviamo in questa immagine che ci richiama al concetto di lasciare al futuro il tempo dovuto per maturare e irrobustire idee, teorie, chiavi interpretative: “TEMPORE DURESCIT”, recita il motto, ovvero il tempo fortifica e consolida. L’immagine raffigura un uccello con un corno sopra il becco; se un corno tanto duro può nascere da una materia molle e delicata, asserisce l’emblema,

allora anche Il tempo ci rafforza perché attraverso il lavoro assiduo ogni virtù si conferma e si fortifica.
Del resto, si sa, le cose migliori maturano con calma. Ce ne avverte questa immagine che ci ricorda come che le cose più affermate e apprezzate nel nostro mondo “un tiempo no lo fueron” e per questo non devono essere disprezzate le cose più umili che stanno crescendo, anche da umili fondamenta, perché ”pues no me dareys arbol tan crecido que muy pequena vara no aya sido” : ovvero non esiste un albero per quanto grande che non sia stato prima un piccola e indifesa piantina (tempore virga fui).

Ma il tempo è prezioso e attendere, essere prudenti, non vuol dire affatto oziare. Il tempo è la trama del futuro e questa trama preziosa può andare sprecata, come rimprovera questo emblema a chi, uomo ormai maturo, passa la giornata a giocare a palla traviando i giovani perché non insegna loro un buon uso del tempo.

Se si lavora alacremente a migliorare l’uso del tempo e la visione del proprio futuro, lo si fa anche per non cadere in un pessimismo senza sbocco, come il topo di questa immagine che si avvicina inesorabilmente alla trappola, mentre un gatto lo guarda beffardo, nascosto in attesa degli eventi.

“IL MALE MI PREME E MI SPAVENTA IL PEGGIO“, recita il motto che accompagna l’immagine.
Il pessimismo infatti, non serve a niente. E poi si sa, un futuro strategicamente impostato non è affatto sinonimo di un futuro tutto rose e fiori, ma solo (e non è poco) di uno dove si possa lottare per conquistare ed inverare il migliore scenario, sapendo contemporaneamente come arginarne gli inevitabili rischi. Nel futuro come nel presente il male è infatti indissolubilmente unito al bene (SUNT MALA MIXTA BONIS) ed è proprio la melagrana, frutto assai popolare negli emblemi, a ricordarcelo se “ainsi qu’une grenade, honneur de beaux jardins, ne laisse pas d’avoir de vicieux pepins”: sarà pure l’”onore dei giardini” ma non può fare a meno dei suoi fastidiosissimi semi.

Comunque è forse proprio questo che ci affascina nel futuro: la sua limitabile ma mai eliminabile inconoscibilità. Quale sarebbe poi l’alternativa? Qualora conoscessimo tutto finiremmo come l’alienato astrologo protagonista di questo emblema. Costui andava predicendo a tutti la sorte e alla domanda che qualcuno alla fine gli pose su quando sarebbe venuta anche la sua ora la risposta fu che sarebbe stato il pasto di feroci cani randagi: per questo teneva costantemente acceso un fuoco dove bruciava qualunque cane vedesse nei paraggi. Venne la pioggia che spense il fuoco e il suo destino si compì in un attimo. Per cui l’emblema non può che chiosare che “MALLEM NESCISSE FUTURA”. Come è ormai universalmente condiviso che non può esistere un rischio pari a zero (ma sono un rischio ben gestito) e che i sistemi perfetti non sono di questo mondo (ma lo sono quelli efficaci ed efficienti nonostante le imperfezioni che li rendono migliorabili) è bene che ci mettiamo in testa anche questo: è preferibile non conoscere il futuro. Alla fine, basterebbe possederne il sentimento, il senso del possibile.
