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Recensio a Roma e Siena. Nuove scuole e un articolo

E mentre a Roma al Liceo Tasso il progetto ‘Libri allo specchio’, gemello di Recensio, sta andando alla grande, oggi abbiamo aggiunto alla lista anche l’ Istituto di Istruzione Superiore Tito Sarrocchi. E’ stato bello e impegnativo far partire il progetto di lettura e scrittura con i ragazzi, che ringrazio per l’attenzione dimostratami. Intanto il Premio Asimov, ad un mese dalla scadenza, ha già raggiunto ben 9000 studenti iscritti

Per quanto rigiuarda l’Asimov,questo ol calendario degli incontri organizzati e che si possono seguire sul canale del Premio stesso ( https://www.youtube.com/c/PremioAsimov) :

17 gennaio Marco Ciardi ospite del Liceo Scientifico “Filippo Masci” di Chieti, evento curato da Federica Odorisio;
18 gennaio Agnese Collino ospite del Liceo Scientifico “Albert Einstein” di Teramo, evento curato da Emilia Marchitto;
19 gennaio Licia Troisi ospite del Convitto Nazionale “Domenico Cotugno” annesso Liceo Classico di L’Aquila, evento curato da Grazia Di Lorito.
20 gennaio Paul Sen ospite del Liceo Scientifico “Galileo Galilei” di Pescara, evento curato da Rosa Zollo;

Nel frattempo è uscito anche questo articolo.

Storia (a cura di La Redazione) . A.XVI, n. 172, gennaio 2022

La storia veradi un crimine “inventato”
di Massimiliano Bellavista
I turbamenti di una piccola comunità in un angolo nascosto di Francia

E chi l’ha detto che solo una storia inventata, ben congegnata possa fare di un libro un autentico noir? Eppure basta leggere la cronaca per capire che la realtà spesso mette la freccia e supera di slancio anche la fantasia più spinta. È noto il rapporto quasi simbiotico tra alcuni grandi scrittori del genere e la cronaca nera: Camilleri, Simenon su tutti, che la cronaca la masticava e rimasticava fino a tirarne fuori l’essenziale umano, per trattare un crimine inventati a misura di realtà, per evitare nel lettore una “crisi di rigetto”, contrastata da una robusta iniezione di credibilità e verità. Del resto se il crimine è pretesto per indagare la natura umana, è del tutto ovvio che possa accadere anche l’opposto.
La giornalista francese Florence Aubenas ha investito sette anni di ricerca per operare questa simbiosi, nel suo Lo sconosciuto delle poste (Feltrinelli, pp. 240, € 17,00). Perché la realtà, oltre che fonte di autenticità è anche un’altra cosa: è complessa. E davvero molto complessa è la concatenazione di fatti e che inizia la mattina del 19 dicembre 2008 a Montréal-la-Cluse, un borgo francese al confine con la Svizzera.
Catherine Burgod, quarantenne, incinta, impiegata postale viene trovata uccisa con ventotto coltellate nel suo piccolo ufficio. Dalla cassaforte sono spariti poco meno di 3.000 euro. L’ufficio, nel cuore del paese, si affaccia su una via stretta e ha un’unica entrata: eppure nessuno ha visto né sentito niente.
La comunità è sufficientemente piccola affinché, in più riprese, tutti vengano ascoltati dalle forze dell’ordine. E qui ci sono pagine che colpiranno il lettore, anche per lo stile brillante e coinvolgente, a cominciare da quelle che descrivono la maldestra opera d’indagine che ci mette più tempo del dovuto ad escludere l’ovvio candidato ad assumere il ruolo del colpevole, ovvero il (quasi) ex marito. Nella vita reale del resto, quando c’è bisogno difficilmente spunta un Hercule Poirot disponibile a sciogliere tutti i nodi, piuttosto si tratta di investigatori (e avvocati) di provincia, spesso assai più preoccupati di non fare brutta figura coi colleghi di città e con la stampa che di pianificare scientificamente un’indagine. «L’ipotesi del dramma passionale si scontra con un elemento inconfutabile: il Futuro Ex è totalmente innocente. Nel suo bestiario privato, un esperto lo classifica nella specie dei miracolati della scienza. Trent’anni fa, seppure innocente, quasi sicuramente sarebbe finito davanti a una Corte d’assise e – chissà ? – forse si sarebbe trovato nella specie decisamente meno piacevole degli errori giudiziari. Tuttavia, in pochi decenni, la Scientifica è diventata un elemento essenziale della macchina giudiziaria. Nelle poste piccole sono state scoperti alcuni indizi, soprattutto genetici, in punti strategici della scena del crimine. […] Ora, quell’impronta genetica non appartiene al Futuro Ex né ai suoi familiari. La perquisizione a casa sua non ha dato esiti, il test con il Bluestar nemmeno. Dopo un mese l’inchiesta a Montréal-la-Cluse è in caduta libera».

Una verità stritolata negli ingranaggi della giustizia
Sembra di leggere il Gide dei Fatti di Cronaca o piuttosto de Il caso Redureau. Solo che c’è una differenza non trascurabile: in quest’ultimo caso il protagonista è un ragazzo intelligente, che ha conseguito il diploma e di cui nessuno ha mai avuto a lamentarsi di lui, né i suoi datori di lavoro, né i compagni, né tantomeno la gente del paese. Di lui tutti sanno che non ha mai manifestato cattivi istinti, non è litigioso e non si è mai mostrato crudele con gli animali. Nel libro di Aubenas invece la situazione è esattamente invertita: entra in scena, è proprio il caso di dirlo, Gérald Thomassin, un attore, giovanissimo vincitore di un premio César come promessa del cinema, già interprete di una ventina di film prima di cadere in disgrazia. È lui, fannullone alcolizzato e piantagrane, con la sua banda di emarginati, a divenire presto agli occhi degli inquirenti il colpevole ideale. Del resto è qualcuno che ciondola in paese senza scopo. Uno straniero che nessuno conosce e che si è fermato in luogo dove «Alla stazione, i treni passano senza fermarsi».
La sua vita è una parabola: scelto dal cinema perché volto “vero” della periferia e specchio dell’emarginazione, dopo la notorietà emarginato ritorna. Ma un emarginato sui generis, che solo una grande penna poteva rendere in tutte le sue sfaccettature. Quando si parla di lui, il noir subisce una metamorfosi e diventa romanzo a pieno titolo un romanzo di una vita scritto assai bene, con la giusta dose d’emozione, di tragicità e anche di ironia caustica. «Fino alla morte di sua madre, Thomassin si è sempre arrangiato per trovare un riparo, spesso a casa delle donne. Le incontra nel mondo che frequenta in quel momento, il cinema o la galera, assistente di scena o assistente sociale».

Una fine spiazzante
Sarà Thomassin il colpevole, o qualcuno che si cela nell’ombra, in dettagli apparentemente insignificanti di cui la realtà, non i romanzi, è piena?
La prima regola è non svelare mai il finale. Ma qui potremmo anche farlo, e davvero non ruberemmo nulla al lettore, proprio perché il volume ha una sua dignità letteraria che va oltre la costruzione tipica del noir e dell’indagine giornalistica. La figura di Raymond Burgod, il padre della vittima, su tutte, è degna di menzione. Sarebbe facile cadere nel melenso o nel banale, ma non è questo il caso. L’uomo, roso dal dolore ma anche dall’impotenza acuita dal suo passato di influenza sociale e di vicinanza al potere, anima tutto il libro con la sua irrequietezza, la sua crescente tragica consapevolezza, accompagnata da una vecchiaia sempre più pesante da sopportare, di quanto un mondo fino a poco prima perfettamente chiaro prevedibile possa in realtà essere oscuro e spietato. «Raymond Burgod ha l’impressione che la mente lo tradisca, che lembi di memoria svaniscano. Si passa la mano trai capelli che il parrucchiere ha lasciato un po’ più lunghi sulle orecchie, un dito appena “come quando ero giovane”. Non riesce a credere che sua figlia sia stata uccisa da qualcuno che non aveva niente a che fare con lei. Un perfetto sconosciuto».
Un libro degno di nota e assolutamente da non perdere, degno del miglior Emmanuel Carrère.

Massimiliano Bellavista

(www.bottegascriptamanent.it, anno XVI, n. 172, gennaio 2022)

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Le fiabe di Matilde. Giovani che di certo non stanno con …le ‘manintasca’!

Qualche giorno fa, a margine della bella e frequentatissima cerimonia di premiazione del Concorso di scrittura ‘O’pport’unità‘ abbiamo avuto la gradita sorpresa di conoscere Matilde Brogi, quattordici anni pieni di freschezza ed entusiasmo, che ha vinto sbaragliando la concorrenza con una fiaba assai originale (per chi la volesse ascoltare dalla sua viva voce consigliamo di portarsi sul minuto 50 circa della registrazione, mentre in questo articolo riproduciamo solo la parte che lei ha letto, essendo il testo nel suo complesso oggetto di una prossima pubblicazione). Ma non è tanto o solo la fiaba in sè, pur molto bella e che per la cronaca si intitola ‘Manintasca’una fiaba pensata per i bambini di oggi che saranno i nonni di domani, che ci ha colpito, ma la maturità e la capacità mostrate da Matilde nello scriverla e nel leggerla. Si capiva subito che dietro c’erano doti non comuni e una speciale passione per la lettura.

Ora sapete che questi sono chiodi fissi in questo blog, e da anni un pilastro fondamentale del progetto Recensio con ormai migliaia di studenti coinvolti, quindi non potevamo davvero non intervistarla. E crediamo che quello che ne è uscito sia molto interessante, anche in considerazione di un momento storico critico quale quello che stiamo vivendo, che proprio sui giovani dell’ età di Matilde si sta abbattendo come un macigno. Se nonostante tutto la parola scritta e letta può aiutare a far crescere una generazione con questo tipo di rappresentanti e questo spirito, allora ce la possiamo davvero fare!!! Un abbraccio ideale ai tanti giovani che ci aiutano con Recensio e ai più di 11 mila che attualmente stanno partecipando al Premio Asimov!!! E naturalmente…grazie Matilde, con l’augurio di sempre maggiori successi.

Quali sono le tue letture preferite? Di che genere prevalente, se c’è? Mi sapresti dare due titoli letti negli ultimi tempi?

Non ho un genere letterario preferito ma in base al mio umore mi piace leggere libri di narrativa dedicati ai ragazzi, come quello dell’autrice Sabrina Rondinelli intitolato Camminare Correre Volare o storici come Se questo è un uomo di Primo Levi. Ultimamente ho letto Noi i ragazzi dello zoo di Berlino di Christiane  V. Felscherinow che mi ha appassionato ma anche sconvolto perché a tratti è molto forte. Adesso sto leggendo Nel mare ci sono i coccodrilli di Fabio Geda e mi sta piacendo molto. Spesso la sera leggo storie a voce alta a mia sorella che frequenta la prima elementare e che fin da piccolissima si è mostrata appassionata all’ascolto delle fiabe.

Scrivi spesso? Da dove trai spunto per storie come quella che ha vinto il concorso?

Dalla terza elementare ho iniziato a scrivere alcuni racconti di avventure o fiabe ma prima d’ora non avevo mai partecipato ad un concorso di scrittura.

Riguardo alla fiaba Manintasca ho preso spunto dal titolo del concorso vale a dire La crisi come opportunità di miglioramento, cambiamento e crescita … ho pensato che anche noi stiamo vivendo un momento di crisi a causa del Covid. Ho riflettuto sul fatto che anche noi come i bambini abbiamo bisogno di credere in un lieto fine, come accade sempre nelle fiabe. Il primo passo è stato la scelta della protagonista, attribuirle un’età, un volto, delle caratteristiche… mi sono immaginata di essere io stessa il personaggio principale della fiaba e di calarmi nei suoi panni, provando così le sue stesse emozioni …

Mi sono ispirata anche alla leggenda natalizia della Renna Rudolph la quale inizialmente veniva presa in giro dalle sue compagne a causa del suo naso eccessivamente rosso ma che in una notte di nebbia fu scelta proprio per questa sua caratteristica da Babbo Natale per illuminare il cammino. Questo per me era un chiaro esempio di disabilità che diventa un’opportunità. Quindi posso dire di essermi ispirata anche a questa storia.

Come stai vivendo questo difficile momento che dura da un anno ormai? Cosa ti da forza e cosa ti manca? Leggere ti aiuta a superare la noia, stanchezza o i momenti più tristi?

In questo difficile anno si sono alternati momenti di sconforto dovuti al fatto che le lezioni in presenza fossero state sospese così come lo sport, che per me è molto importante o semplicemente le uscite con gli amici a momenti in cui ho cercato di non abbattermi ma di tirare fuori tutta la mia vitalità. Un po’ come Manintasca ho cercato di dedicare il mio tempo libero a preparare torte e a suonare il pianoforte …

Come vedi il tuo futuro? Cosa ti piacerebbe fare come studio? Continuerai a scrivere?

Leggere è un’attività rilassante a cui mi dedico soprattutto la sera quando non ho il permesso di usare il telefono.

Come percorso di studio ho scelto il liceo Scienze Umane con indirizzo musicale che mi darà l’opportunità di studiare anche musicoterapia. Non so con esattezza cosa voglio fare da grande: certi giorni penso di diventare una fisioterapista altri un’insegnante; in ogni caso la mia famiglia mi lascia libera di ascoltare la mia voce interiore.

In questi anni ho sempre scritto per trovare risposta ad un bisogno di comunicare le mie idee, fantasie ed emozioni; non so se continuerò a scrivere ma posso solo augurarmi di farlo.

Note varie su meraviglia, fantasia, virtuale e autofinzione

Parlando con i ragazzi di Recensio e stasera con gli allievi, anzi gli amici , di Barzhaz, oggi sono venute a galla alcune piccole/grandi riflessioni.

Non è che la narrativa emergente è, con tutta evidenza, quella scritta e vissuta in prima persona.?

Cosa ricerca il lettore in una narrazione? Sempre più, sembra, ciò che non trova nei racconti costruiti su personaggi deboli, scontati o mal costruiti, ovvero almeno alcuni ingredienti di questa lista: autenticità, credibilità. svago, intrattenimento, possibilità di lettura a vari livelli di comprensione, sensibilità, profondità e impegno . Ecco l’interesse crescente nella lettura di saggi (se ben scritti), biografie, libri di viaggio o di testimonianza degli argomenti più vari.

Libri insomma dove c’è un io narrante, più o meno autentico, vero o verosimile, che si traduce in parole. Un narratore che fa un viaggio insieme a chi legge, qundi; lo fa forse perchè quel narratore come obiettivo sembra avere non solo quello di raccontare storie, ma quello di curarsi, di ‘crescere’ e di liberarsi dal peso di sentimenti e contenuti forti, che necessariamnete deve condividere con qualcuno. Il lettore. Il tutto giocando in un campo in cui può sicuramente dare qualcosa in più, senza essere smentito, perchè lo conosce bene (o almeno crede): la propria vita. e il bagaglio di conoscenze apprese vivendola.

Ingegneria del sé, come sostiene Sergio Blanco, autodafè del proprio vissuto, fabbrica e reinvenzione dell’io che può anche sconfinare facilmente nel narcisismo e nella noia, l’autofinzione equivale a narrare ponendo l’io come guida di una storia: è una prospettiva da una parte rassicurante, dall’altra inquietante.

Di fatto per il narratore è come fare entrare la propria anima in un tunnel di specchi, in un gioco infinito di rimandi tra vero e verosimile.

Nel gioco che facciamo spesso del chi, come cosa dove quando e perchè, l’autofinzione sembra appiattire e relativizzare i sei servitori di Kipling. Come nella teoria della relatività, le prospettive cambiano nll’autofinzione: il chi e il cosa e il perchè sembrano quasi coincidere, il dove di per sè è quasi un personaggio, il quando può anche non contare niente, perchè l’io narrante per definizione spazia nel tempo, senza regole.

La realtà. Ecco l’altra riflessione. Abbiamo parlato della narrazione e del suo rapporto con il dominio del fantastico. Ma poco o quasi per niente si parla della narrazione, delle storie letterarie, in rapporto all’emergere prepotente del virtuale. Se lo si fa, ci si approccia al tema essenzialnente da un punto di vista strumentale. La realtà virtuale insomma è per lo più vista come potenziamento del testo, come ‘letteratura aumentata’. E-book, videogiochi, algoritmi creativi, una stampella per la realtà tangibile dei libri di carta…è veramente tutto qui? Molti avvertono che c’è, o sta per nascere, qualcosa di più. A quando una letteratura autenticamente ‘nativa’ del mondo virtuale, cioè di una dimensione nuova, che non è completamente ascrivibile alla realtà, ma nemmeno al dominio del fantastico? Dovremo forse riscoprire il vecchio senso del ‘meraviglioso’ al posto di quello del fantastico?. E che ruolo giocano davvero i nostri sensi e la fantasia in tutto questo?

Domani Recensio inizia il suo percorso al Liceo Scientifico Sacro Cuore di Siena

Sono quattro le scuole a Siena che quest’anno sperimenteranno Recensio. La cosa non può che farmi piacere. In questi anni ci siamo tolti delle belle soddisfazioni, letto e recensito centinaia di testi.

Durante l’anno con il Liceo Scientifico Sacro Cuore di Siena svilupperemo l’usuale percorso (che inizierà domani) attraverso la recensione come strumento di ingresso nel testo letterario e per la sua comprensione.

L’obiettivo formativo si sostanzia nel raggiungimento di una piena consapevolezza e padronanza del testo, letterario o saggistico e nella capacità di elaborarlo, valutarlo in profondità nelle “pieghe tra le parole” ed argomentare criticamente la propria posizione rispetto ad esso anche attraverso il meccanismo inedito della recensione.

Consideriamo infatti la lettura e l’interpretazione profonda e compiuta di un testo come il fondamento per conquistare una ottimale capacità di scrittura e di espressione personale,  Un libro è come uno specchio: si riflette in chi lo legge e chi lo legge lo può rispecchiare fedelmente o distorcerne l’immagine in accordo al suo speciale e talvolta unico punto di vista. Certe volte, come accade per le superfici deformanti di un luna park o in un tunnel di specchi, può addirittura moltiplicarlo indefinitamente in una infinità di clonazioni parallele.

La terza edizione di Recensio invece inizierà a breve all’Istituto d’Istruzione Superiore ‘E. S. Piccolomini’ di Siena.

Il colibrì secondo…Kevin

Ecco uno degli ottimi frutti del progetto Recensio, ovvero una recensione chiara e ben fatta del libro di Veronesi fatta da Kevin Tushe, 16 anni, allievo del progetto Recensio.Alla faccia di chi dice che in Italia non si legge e non si legge bene. Come dimostrano tutte i migliori studi ed esperienze recenti, coltivare la lettura critica e quella collettiva è la strada maestra per acquisire ottime capacità critiche, di analisi del testo e anche di lettura.

Altre recensioni seguiranno, scritte da alcuni dei partecipanti di questo anno. Quello che personalmente mi ha fatto più piacere è forse proprio questo: l’abitudine alla lettura è rimasta, forte, indipendentemente dallo sviluppo annuale di Recensio.

colibri

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Secondo la teoria dell’“effetto farfalla”, da un evento di portata apparentemente irrilevante possono originarsi fenomeni su vasta scala, dal potenziale, talvolta, catastrofico: così un uragano può essere causato dallo stesso battito d’ali di una farfalla o perfino di un colibrì. Marco Carrera, protagonista dell’ultimo romanzo di Sandro Veronesi, che quest’anno ha bissato il successo ottenuto già nel 2006 guadagnandosi nuovamente il Premio Strega, si reincarna nello stesso colibrì, non tanto per la sua stazza esile, quanto per la sua leggiadria e al contempo pervicacia, che gli permettono di muovere con tanta abilità le proprie ali minute, garantendogli uno stato di immobilità che diviene resilienza, un accorato appello alla ricerca di un motivo per non darsi per vinto seppur tutto pare avverso. Carrera, infatti, è un uomo che ha incontrato nella propria vita innumerevoli ostacoli, a partire da un matrimonio che sta inesorabilmente volgendo al termine, a cui si aggiungono rimpianti dal passato e demoni dal futuro; nonostante ciò, la sua fiducia nell’umanità non accenna ad affievolirsi, in quell’uragano di sciagura che tenta in ogni modo di spegnere la sua fiamma Carrera ne esce redivivo, una fenice che risorge dalle ceneri del proprio fallimento in un homo novus. Il testo si presenta come un’alternanza di lettere, e-mail e narrazioni in terza persona, rendendo la vicenda più immersiva, permettendo di alternare il punto di vista dei singoli personaggi a quello di un narratore esterno, espediente che, seppur non del tutto originale ed a tratti quasi forzato, conferisce al libro un ritmo dapprima incalzante, per poi assumere progressivamente toni elegiaci, fino a giungere al momento della “rinascita”. Lo stile di Veronesi è ricco di descrizioni e digressioni che permetteranno al lettore di inserirsi nella vita dei personaggi come se li si conoscesse da una vita intera, finendo talvolta per perdersi nell’intreccio e in indagini retrospettive che, tuttavia, risultano spesso ridondanti. Nel complesso, un volume che esordisce in sordina, proprio come il battito d’ali di un colibrì, per poi divenire tempesta ed infine acquietarsi, lasciando spazio ad un cielo limpido ed intriso della tanto agognata felicità, a lungo perseguita dal colibrì-Carrera.

 

 

Recensio, un progetto di lettura e scrittura che funziona. Una intervista che lo dimostra

Perchè i giovani dovrebbero scrivere, o leggere? Come aiutarli a trovare la loro via di accesso ad un mondo così meraviglioso, e vasto, che rischia però molto spesso, complici cattivi esempi e cattivi maestri, di rimanere loro precluso?  Si tratta a volte di accendere una piccola luce nel buio e nel vento, perchè fatto questo poi l’amore per la lettura e qualche volta anche per la scrittura, si propagherà da sé dove loro giustamente meglio vorranno.

Questo anno ho lavorato al progetto Recensio con gli studenti dell’IIS Piccolomini di Siena, con classi comprese dalla prima alla quarta, per un periodo che va da Ottobre 2019 fino a Febbraio 2020.

Questo secondo anno ha portato molte novità a Recensio, ora assai più articolato e che si è esteso ad altre Scuole. Segno che piace. O meglio, che è utile. Non si tratta affatto di una scuola di scrittura, termine abusato e inflazionato, ma di un progetto di scrittura, che mira a ripensare il concetto stesso di lettura prima ancora che il gesto e la tecnica dello scrivere.

Perchè prima di ogni scrittura, c’è,  ci deve essere, una lettura consapevole, coinvolta, critica.  E questo non mira ad un astratto, anche se già di per sé più che interessante, obiettivo di scrivere bene: mira molto più in alto perchè un lettore consapevole, critico, in grado di ‘recensire’ un testo, sarà un uomo o una donna consapevole, in grado di comprendere, interpretare ciò che gli viene proposto, in qualunque forma e in qualunque contesto capace di scegliere e orientarsi. Se poi sarà o vorrà essere anche un bravo scrittore o recensore, nel merito, tanto meglio.

Questo splendido lavoro, assai gratificante, quest’anno ha dato molti frutti. Basta credo leggere questa brevissima intervista a Beatrice D’Amico, fresca vincitrice del Premio Asimov, e magari leggere la sua recensione del libro ‘Hello World‘ che casualmente è stato, come sapete se ci leggete, anche il libro vincitore del premio nella sezione Scrittori.

beatrice

L’INTERVISTA

D. Cosa spinge una ragazza della Tua età a leggere e a scrivere, e cosa Ti piace leggere?

R.Sono sempre stata abituata a leggere fin da piccola e crescendo ho continuato a mantenere questa passione per la lettura. Ciò che di più mi spinge a leggere è la curiosità. La curiosità di sapere cosa possano pensare gli altri, di comprendere ciò che mi circonda e di conoscere nuove storie. Inoltre, mi piace molto viaggiare e anche questo forse spiega bene il perché mi piaccia leggere, che in fondo è un po’ come viaggiare con la mente e la fantasia soprattutto quando, come in questo periodo, non c’è la possibilità di farlo fisicamente. In particolare, in questi giorni di quarantena forzata, così strani e diversi dalla normalità, mi piace rifugiarmi nella lettura cercando di fuggire dalla monotonia della routine, immergendomi nella vita e nelle vicende del protagonista di qualche libro. Anche la scrittura mi sta aiutando a superare le costrizioni di questo periodo perché, cercando le parole che possano descrivere i miei pensieri e le mie emozioni, riesco a conoscermi meglio, scavando a fondo in me stessa: questo spesso allevia le mie preoccupazioni.Amo leggere principalmente romanzi storici e biografici, gialli e libri di divulgazione filosofica, ma mi piace molto sperimentare nuovi generi. A questo proposito, infatti, attraverso la partecipazione al Premio Asimov, ho molto apprezzato il testo scientifico Hello World.

D.A cosa è servito il progetto Recensio? lo ritieni utile, cosa Ti è piaciuto e cosa miglioreresti?

R.Grazie a questo progetto, il cui fine era quello di imparare a recensire libri, ho imparato a sintetizzare in poche battute sia la trama sia le impressioni che un testo suscita in chi legge. Credo che esercitarsi nel produrre recensioni sia molto utile per diffondere l’importanza della lettura anche tra noi giovani dato che, raccontando attraverso brevi e accattivanti resoconti il contenuto di un libro ad amici e conoscenti, si viene a creare un passaparola, una sorta di “tam-tam culturale”, capace di incentivare anche i meno avvezzi alla lettura.Inoltre, credo che il progetto Recensio permetta di esprimere la propria inventiva e creatività nella scrittura, qualità che a volte a scuola, a causa della ristrettezza dei tempi, noi ragazzi non riusciamo ad esercitare. Pertanto, il mio unico consiglio è quello di dare ancora più spazio alla scrittura individuale.

LA RECENSIONE VINCITRICE DEL PREMIO

«Hello World!», due parole, una frase apparentemente semplice, che segnò l’inizio del viaggio nel mondo della programmazione, della collaborazione tra uomo e macchina: l’era degli algoritmi. Il saggio della matematica Hannah Fry, proprio come la celebre frase da cui prende nome il suo libro, ha la capacità di aprire le porte della conoscenza verso un mondo che sembra essere sconosciuto nelle sue piene potenzialità e nei suoi rischi, sebbene tutti vi siano immersi quotidianamente.
La trattazione si focalizza sugli algoritmi, sequenze di precise istruzioni volte alla risoluzione di problemi, a cui, come tiene a ribadire più volte la Fry, «dobbiamo tutto». Attraverso esempi pratici e curiosi aneddoti, racconta in modo scientifico, ma, allo stesso tempo, con fare ironico, gli utilizzi più disparati e talvolta inaspettati, degli algoritmi nella vita di ogni giorno. Infatti, il libro spazia dalle problematiche derivanti dall’uso degli algoritmi, i loro segreti, il rapporto che hanno gli uomini con questi procedimenti, fino agli utilizzi più insoliti come, ad esempio quello che ne hanno fatto alcuni matematici per cercare di smascherare l’inafferrabile street artist Banksy.
Lo stile di scrittura della Fry è sempre fluido e limpido, per cui la lettura risulta essere molto scorrevole e anche l’argomento più ostico diventa semplice e accessibile anche ai non esperti di computer science. Ciò che indubbiamente aiuta a rendere il tutto chiaro e intuitivo è il machiavellico connubio di teoria e prassi adottato, che evita di dare al testo
un taglio puramente accademico. Proprio per questo stesso motivo, il libro è forse meno consigliabile a esperti informatici o matematici, i quali non troverebbero molti approfondimenti e dettagli sulla matematica alla base dei codici.
Un aspetto molto apprezzabile e che forse suscita maggiore curiosità nel lettore, è il fatto che l’autrice tenda a non avere una posizione netta nella questione legata al rapporto tra l’uomo e la macchina. Non si schiera quasi mai dalla parte delle macchine o da quella del genere umano, pur facendone parte. La Fry cerca inoltre di portare esempi bilanciati che
mostrino gli aspetti positivi e negativi dell’utilizzo degli algoritmi e che rivelino sia il giusto che il cattivo approccio che ha l’uomo con essi. All’interno del saggio infatti, non si troveranno certezze, né risposte definitive, ma la lettura servirà come invito a usare il proprio pensiero critico e a mettere in discussione sia se stessi in quanto uomini, sia l’onnipotenza conferita a un algoritmo perché offre «una fonte di autorevolezza particolarmente comoda».

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Il 22 Febbraio con Luca Betti e Fulvio Mazza per Recensio

Il prossimo 22 Febbraio a Siena, nell’ambito del progetto “Recensio” avremo occasione di aggiungere un altro tassello al progetto che va avanti da Ottobre 2019 con gli studenti dei Licei (saremo nell’Aula Magna del Liceo Classico). Parleremo di “quello che succede dopo” la redazione di un testo letterario con chi, quotidianamente, si confronta con lo scouting di talenti letterari e con le problematiche di editing e rappresentanza degli stessi autori presso le Case Editrici e, dall’altra parte,  con una nota Casa Editrice che ci illustrerà le peculiarità di un mestiere assai difficile ma essenziale nell’Italia di oggi,  in bilico tra esigenze di mercato, promozione, culturali e sociali.

Gli ospiti:

Fulvio Mazza, Direttore di Bottega editorialeBottega editoriale è un’Agenzia letteraria con sedi a Roma e Rende (Cs).

Luca Betti, fondatore, nel 1991, della Betti Editrice, che tutt’ora dirige. La casa Editrice da tempo svolge una interessantissima opera di promozione del Territorio. Da Siena e da una maggior attenzione alla saggistica legata all’area senese, negli anni la produzione si è arricchita con un buon catalogo di monografie di artisti, saggi di filosofia e storia contemporanea con uno sguardo all’intero territorio Toscano e a tematiche di interesse nazionale, non dimenticando uno spazio specifico per il pubblico dei più piccoli (collana Betti Junior).

Fulvio Mazza , giornalista e saggista è il direttore di Bottega Editoriale. La coordinatrice aziendale è l’agente letteraria Antonella Napoli.
I principi redazionali che stanno alla base dell’attività di Bottega editoriale sono racchiusi nel Nuovo Manuale pratico di Scrittura, Rubbettino, (www.store.rubbettinoeditore.it/nuovo-manuale-pratico-di-scrittura.html ), giunto alla sua terza edizione.
Enfant prodige dei servizi editoriali, l’azienda vanta un ricco Portfolio. Fulvio è autore/curatore di oltre cinquanta saggi sulla Storia politica e culturale per conto di vari editori fra cui: Città del Sole, Esi, Franco Angeli, Istituto dell’Enciclopedia italiana (“Treccani”), Laterza, Pellegrini, Rubbettino.
Ha svolto/svolge collaborazioni e docenze presso l’Università della Calabria, l’Università della Basilicata e l’Università di Bari, nelle materie di Storia, di Comunicazione e di Editoria.
Giornalista dal 1990, è stato/è articolista di varie testate, fra cui “Banca e Finanza” (Mondadori), “il Quotidiano del Sud”, “Prima comunicazione”.
Per una sua produzione giornalistica e saggistica, cfr.: www.sbn.it/opacsbn/opaclib?db=solr_iccu&resultForward=opac/iccu/brief.jsp&from=1&nentries=10&searchForm=opac/iccu/error.jsp&do_cmd=search_show_cmd&item:5032:Nomi::@frase@=IT%5CICCU%5CCFIV%5C015309

Luca Betti, classe 1961, si occupa fin da giovanissimo di fotografia, appassionandosi però alla comunicazione editoriale a partire dalla metà degli anni ’80. Nel 1992 dà vita alla Betti Editrice, con il volume “Pallium”, che raccoglie le immagini di tutti i drappelloni realizzati per il Palio di Siena da artisti più o meno noti, il primo di una serie di testi nati dalla volontà di promuovere il territorio, la storia e le tradizioni.

Da Siena e da una maggior attenzione alla saggistica legata all’area senese, negli anni la produzione si è arricchita con un buon catalogo di monografie di artisti, saggi di filosofia e storia contemporanea con uno sguardo all’intero territorio Toscano e a tematiche di interesse nazionale, non dimenticando uno spazio specifico per il pubblico dei più piccoli con la collana Betti Junior.

La narrativa, che occupava uno spazio residuale, dal 2014 ha visto crescere in maniera esponenziale i titoli in catalogo raccolti nella collana Strade Bianche, che coniuga la vocazione per il legame con il territorio, alla ricerca di voci e linguaggi nuovi. Strade Bianche ospita romanzi e racconti che narrano la Toscana, dalle città ai piccoli borghi seguendo personaggi e strade poco battuti, a volte inconsueti. È in questo ambito che nel 2017 nasce il premio di narrativa sulla Via Francigena, che ha raccolto l’interesse del mondo editoriale e degli autori emergenti sia in Toscana che oltre i confini regionali.

Nel 2019 vede la luce una nuova collana, I LABIRINTI, dedicata esclusivamente a racconti, con diffusione nazionale.

Una produzione differenziata per tematiche e generi è elemento distintivo della Betti Editrice che, fin dalla sua nascita, si muove nel mondo editoriale cercando di far convivere e tenere in equilibrio il rispetto della storia e delle tradizioni con la curiosità per l’innovazione e i linguaggi contemporanei. Dalla gestione del progetto grafico, all’impaginazione, dalle strategie di comunicazione a quelle  distributive, la Betti Editrice segue ogni aspetto legato alla vita di un opera letteraria grazie alla collaborazione di un team di professionisti specializzati nei singoli settori.

Nella vita privata Luca Betti è attivo nel mondo dell’associazionismo, riveste ruoli dirigenziali nel Lions club senese e toscano, socio dell’Accademia dei Rozzi e ha presieduto diverse associazioni culturali. Ha condotto diverse rubriche culturali sulle radio locali. È appassionato di escursionismo, di alpinismo, di musica in vinile; ama la sua Contrada, la Chiocciola, e la sua Kawasaki custom gialla e non ha mai smesso di interessarsi alla fotografia. È portavoce della CNA toscana per il settore editoriale.