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La guerra in città, la guerra nelle parole: Żadan,Nikitin,Gogol’.

Il 29 p.v. toccheremo aspetti di cui si parla poco. Ma che rappresentano anch’essi uno dei risvolti di questa tremenda situazione. C’è una guerra che si gioca e si dipana anche tra parole e pagine lettterarie. Ci sono scrittori in pericolo, scrittori contesi tra culture, scrittori lacerati nella loro anima e nel loro vissuto quotidiano. Grazie a chi ha voluto organizzare. Se volete, partecipate.

Ucraina: la guerra nelle città e le parole della pace. Incontro con Massimiliano Bellavista e Mirko Tondi

Siena il 25/03/2022 – Redazione

Scriveva Dostoevskij in Memorie del sottosuolo: “Dunque l’uomo ama costruire e tracciare strade, è pacifico. Ma da che viene che ami appassionatamente anche la distruzione e il caos?”. La domanda si ripropone drammaticamente oggi, ad un mese dall’inizio della guerra in Ucraina i cui esiti segneranno comunque nuovi assetti geopolitici. Toscanalibri ritiene opportuno riflettere su questo frangente della storia e lo farà nel modo che più le è proprio, attraverso la letteratura. Per come la parola scritta testimoni sempre – talvolta anticipandoli – i mutamenti storici. Ne riveli contraddizioni, verità, menzogne, idee, sentimenti, aspirazioni. Per come la parola possa giungere a pacificare, a salvare. Perciò martedì 29 marzo alle 18,30 è stato organizzato un incontro in diretta streaming, sulla pagina Facebook e sul canale YouTube di Toscanalibri, sul tema “Ucraina: la guerra nelle città e le parole della pace”. Nell’occasione Massimiliano Bellavista e Mirko Tondi, moderati da Luigi Oliveto, metteranno a confronto le esperienze letterarie di scrittori contemporanei ucraini, russi e italiani.

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Bell’inizio stasera per la rassegna colori del libro off. Fino a metà dicembre con chi vorrà partecipare.

Ottimo incontro, una conversazione che è, essa stessa, una ‘storia di amicizia e di scrittura’.

Il video che ne è uscito è una fantastica occasione per rivivere un clima e un momento storico pieno di spunti e interessi. https://www.facebook.com/toscanalibri.it/videos/193728069034765/

La rassegna prosegue fino a metà di Dicembre (quando speriamo di intravedere almeno qualche spiraglio alla fine di questo incubo che ci attanaglia e poter presto tornare a parlarci di persona) secondo il seguente calendario

I Colori del Libro Off. Incontri d’autore in rete dal 18 novembre all’11 dicembre

Da domenica 15 novembre anche la Toscana è in lockdown, ma grazie ad iniziative come #icoloridellibrooff toscanalibri.it offre il suo contributo per far conoscere editori, autori e produzioni letterarie. La programmazione parte domani, mercoledì 18 novembre, con FrancescoRicci che alle 18.30, in diretta sulla pagina Facebook di Toscanalibri.it, presenta insieme a Massimiliano BellavistaStorie d’amicizia e di scrittura” (primamedia editore). Seguiranno poi altre 7 incontri d’autore in rete fino all’11 dicembre, tutti alle 18.30 in diretta Facebook.

Gli incontri d’autore – Secondo incontro giovedì 19 novembre con FrancescaPetrucci e il suo “Basta una coda” (MdS Editore), presentato con Sara Ferraioli. A seguire, mercoledì 25 novembre, in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, Carla Bardelli porta il suo contributo grazie al libro “La guerra è femmina” (Edizioni Effigi). Insieme a lei la scrittrice Simona Merlo. Venerdì 27 novembre è la volta di Paolo Ciampi che parlerà insieme a Sandro Gianetti, del suo libro fresco di stampa “Il maragià di Firenze” (Arkadia). Mercoledì 2 dicembre tocca poi a Giuseppe Leo Leonelli con “Tre” (I libri di Mompracem). Venerdì 4 dicembre spazio all’arte con “Jackson Pollock Dripping Dance” (Pacini Fazzi Editore) che verrà illustrato dalla autrici Federica Chezza e Angela Partenza insieme all’editore FrancescaFazzi e a Paolo Bolpagni della Fondazione Ragghianti, coeditore del volume e della collana. Mercoledì 9 dicembre si parla invece dello scrittore senese Federigo Tozzi nell’anno delle celebrazioni per il centenario della morte. Alessandra Cotoloni presenta il suo libro “Con gli occhi aperti. Viaggio nelle emozioni di Federigo Tozzi” (Betti Editrice). Interviene Riccardo Castellana, professore associato di Letteratura italiana e contemporanea all’Università di Siena; modera lo scrittore e saggista Luigi Oliveto. Ultimo incontro venerdì 11 dicembre con Teresa Lucente e il suo saggio “Il luogo accanto. Identità e differenza, una storia di relazioni” (Edizioni Effigi).

#ioraccontobreve: i tre migliori della settimana

I racconti continuano ad arrivare inesauribili.

Oggi abbiamo tre ‘100 parole’ che si intrecciano perfettamente.

Iniziamo con un racconto d’Autore del nostro impareggiabile Stefano Scanu

Essere un’orca

orca

E in quel sogno ferino, il delfino si librava pelo pelo sull’acqua, sul buffetto di spumosa bianca che solleticava il dorso e le pinnuzze flaccide. Ebbro di fregole, rideva con la bocca-becco da bambino e gli occhi cinesi.
Nel dondolio maroso sognava d’essere un’orca assassina: mordeva l’acqua mentre le manuncole la schiaffeggiavano, la montavano a neve. Spettacolo di un candore più opalino della schiumetta su cui s’ardiva di volare, manco fosse un pesce-rondine. Ne avrebbe eseguite altre cinque almeno di queste piroette trasognate prima di risvegliarsi nella teca di vetro temperato, sotto lo sguardo sbalordito della scolaresca in gita all’acquario.

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Cosa ci ricorderemo di questi mesi? Come tipico di in trauma, e tutti certamente abbiamo vissuto e stiamo vivendo un trauma, per ognuno il punto di vista è diverso, come è diverso il senso che ci introduce in quella dinamica mentale.

Non c’è dubbio però che l’udito gioca un ruolo principe: pensateci bene, c’è forse un commentatore, giornalista o scrittore, che non abbia perlato del silenzio di questi giorni?

Ecco allora Mita Feri, senese, che si diletta di scrittura creativa e nella quotidianità si occupa di promozione culturale e turistica e di consulenza alle imprese per un’Amministrazione Comunale della provincia di Siena, raccontarci l’oro del silenzio

orecchio

C‘è un attimo perfetto prima della pioggia, quando la terra, turbata, freme come in attesa e accarezza l’oro del silenzio. Il silenzio è verità, serba le parole affinché non vadano inutilmente sprecate. Un po’ come fai tu quando assapori quell’assenza colma che ti riempe il petto, nella fiduciosa attesa del mio ritorno: un dono la tua mano calda, aperta a lenirmi fastidi e dissapori della quotidianità. La pioggia è generosa sulla terra, oscura il cielo, si moltiplica in tante fresche gocce: è dono d’amore. E come solamente l’amore sa fare, concepisce meraviglia, lasciando germogliare nuova bellezza e preziosa vita per l’eternità.

Mentre è la nostalgia del rumore il tema del 100 parole di Silvia Roncucci, autrice di articoli storico-artistici, saggi, racconti, scritti umoristici, romanzi, guide per ragazzi, che ha pubblicato due romanzi brevi, Non tutto è da buttare sul tema del ‘riciclo esistenziale’ e L’anno della morte di Kurt un romanzo generazionale ambientato tra gli anni Novanta e la contemporaneità. È in uscita il mio terzo romanzo, Solo per sentirselo dire. Fondatrice del Gruppo Scrittori Senesi, attualmente conduce la rubrica letteraria domenicale Liberi con i libri in onda sul canale Facebook e Youtube di Radio Epicentro. Ma la cosa più importante è che condividiamo con lei una sana e sincera passione per il pistacchio!!!

Nostalgia del rumore

Non state in mezzo alla strada, venite più vicini, il microfono è già al massimo, per favore non allontanatevi senza avvertire, la fila ai bagni pubblici non era prevista, questo clima infausto neanche, l’ingresso al Duomo si paga ma ne vale la pena, se non ce la fate a camminare aspettate seduti in piazza, il pranzo è tra un’ora, credete di resistere? Mentre cammino in una scenografia urbana deserta, quesiti, lamentele e pretese dei visitatori che sciamavano per Siena, ronzano nella mia memoria come una voce diventata cara solo dopo aver smesso di torturarmi le orecchie. 

silenzio

E poi c’è il tema del dettaglio e del colore, e dell’esaltazione di quei piccoli spazi, anfratti lavorativi, condominiali o domestici, dove la nostra attenzione si sofferma gioco forza più di prima.

Ed ecco in questa linea il contributo di Laura Del Veneziano, psicologo, psicanalista, impegnata in varie realtà sociali di volontariato, amante della lettura.  Dal 2017 inizia la pubblicazione di suoi lavori con la casa editrice Giovane Holden: “Lo specchio di oKram”, “Perlanera”, “Lasciami parlare…” “Lasciami parlare…ancora”. Attualmente in preparazione altri lavori di scrittura. Segnaliamo il suo filone di ‘Lasciami parlare’ perché originalissimo e perché su questa chiave psicoanalitica torneremo sicuramente su Caffè 19.

BIANCO

bianco

Il colore è bianco, anche se minuscoli puntini di intonaco, visibili ad occhio nudo, ne interrompono imprevedibilmente la monotonia; la superficie è ruvida al tatto, ma questo è il senso che utilizzo di meno nei nostri riservati momenti di incontro. Mi ritrovo a fissarlo per ore e lo ritengo un regalo meraviglioso. In un contesto diverso, questo mio atteggiamento, sarebbe forse giudicato folle, mentre per me ha un autentico sapore di sopravvivenza. È quasi un sospiro di sollievo, il piccolo ritaglio di parete che mi si presenta alla vista in questi giorni: è il mio tempo, per pensare, scrivere, lavorare…

#IORACCONTOBREVE: i racconti della prima settimana

E così, dobbiamo sinceramente e sentitamente ringraziarVi. Stanno arrivando molti racconti, caratterizzati da una passione ed un entusiasmo che per certi versi ci sorprende. Sono talmente tanti e belli che ne pubblicheremo alcuni a cadenza fissa (merciledì) ogni settimana. Ma anche coloro che si vedono pubblicati, rimangano collegati (e se  lo desiderano, ci mandino altro) perchè alla fine ci sarà un premio e una sorpresa.

Stefano Scanu, intanto, ci manda un suo racconto d’autore per rompere il ghiaccio. Del suo racconto sulle liste ci ricordiamo ancora con piacere!

Il deragliamento
Almeno voltati, fatti aiutare con la valigia, dimmi il tuo nome. Invece anche stavolta te ne stai lì anonima a guardare dal finestrino. Ti vedo malgrado la cortina di pendolari che ci separa. Perfino adesso che la luce si spegne e ogni cosa abbandona il suo alloggiamento. Vroum! Uno scossone gonfia l’aria e sbriglia le grida, s’alzano gonne, si scuciono gli orli, le scriminature si sfogliano, gli auricolari s’avvitano. Nel rollio il metallo sibila, esplodono riviste, telefonini, incisivi. Schizziamo tutti come cinesi al circo, frollati. Ma non tu.

 

Iniziamo oggi con la pubblicazione di tre racconti molto diversi tra di loro.

Cosa è l’istantaneità?  Ce lo dice a suo modo Fabio Marazzoli, fiorentino, scrittore e giallista, che lavora a Siena come ispettore informatico ma ci scrive da Poggibonsi, in provincia di Siena. È nascosta spesso in una immagine, come quella della propria casa. Ma questa casa è da intendersi in senso lato, come paese, comunità in grado di proteggerci e farci sentire bene anche in quarantena, da uomini coscienti delle proprie radici e del valore di una miriade di piccole cose, che stanno tutte sen strette dentro queste cento parole. Grazie Fabio!

 Il mio paese

marazzoli

Voglio bene al mio paese. Qui il sole sorprende ogni mattino facendo capolino fra le verdi pendici dei colli e colorando di riflessi rossastri le acque dei fiumi al tramonto. Tutto intorno risplende e il bagliore incastona un paese operoso fatto di gente. La gente è vicina, la senti al tuo fianco. La senti la gente, è nell’aroma fragrante del pane fresco nelle ceste bianche del fornaio giù da basso o nel brusio pomeridiano fra le stradine illuminate. Ma è anche nel sorriso della vicina di casa che ti porge lo spicchio d’aglio per una pomarola come si faceva una volta.

E una volta a casa? Si dice che in questi giorni molto italiani stanno riscoprendo la radio, più che la televisione. Ma nel racconto di Federico Romagnoli, scrittore e poeta, nato a Siena, città dove vive e lavora e Dottore Ricercatore in Letteratura Italiana Contemporanea con una tesi sul poeta senese Cesare Viviani, la radio è solo una scusa e una metafora. Come il concetto di ‘ferita’. Del resto, non era proprio Viviani ad aver scritto “”la vita ti fa una ferita e tu con le dita vuoi rimediare cucendo, attento che i margini combacino”?

La radio

radio

La notte è un selvaggio dispendio di energia. Chitarre selvagge distruggono le onde. Nuovi mondi e nuove percezioni. Sulle ali della vendetta. Non puoi alzare il volume come vorresti. Ma puoi immaginartelo. Puoi anche danzare estatico sulle fantasia che sciaborda e ti rende il mal di mare. Sono un romantico. Di quelli che si buttano nella tempesta. Perché non hanno niente di meglio da fare. La ferita poi. Me la lecco tutte le notti. Mentre danzo. Estatico e selvaggio. Spennello plasmo dilato le griglie grigiastre della mia vita. La ferita è la mia vita. Spengo la radio. Amen

E questa climax improntata ad un crescente erotismo termina con l’opera di Dimaco. Di lui dice che “anche cercando su internet, non si trova nulla. Si suppone sia vivo.”. Abbiamo cercato per curiosità, è proprio vero. Ma azzardiamo che Neruda non gli sia indifferente. Consigliamo a tutti con l’occasione di rileggerlo Neruda, a cominciare proprio dal Sonetto XXVII ‘Nuda sei semplice’.

NUDA

NUDA

Nuda sei meglio.

Te ne stai nuda davanti a me con l’espressione di chi sa che può tutto.

La luce filtra dalla persiana e ti disegna strani ghirigori addosso, sembrano tatuaggi di guerra.

Mi sfidi.

Io non ho argomenti di fronte all’arroganza dei tuoi fianchi.

Sto zitto e ti guardo e basta.

E anche tu mi guardi, con aria di superiorità, sapendo già che vincerai.

Forse se tu fossi vestita potrei almeno provarci, a resistere.

Ma sei nuda.

E allora io che posso fare?

Mi hai disarmato.

Posso solo arrendermi.

 

Con Caffè 19 parte oggi il domino letterario: una catena di video…senza fine!

Dopo un pò di lavoro finalmente parte questa idea che ha contagiato molti.

Il DOMINO LETTERARIO di CAFFE’ 19

Un video, dentro un video, dentro un video. Ogni video (di tre minuti) un Autore. Ogni Autore un libro.

E così via. L’autore presentato presenterà a sua volta un altro libro, lasciando il testimone e così via, teoricamente all’infinito!!!

Un grazie a quanti (molti) hanno reso possibile questa originalissima catena che ci accompagnerà per un bel pò di tempo a venire. Un grazie particolare a Simona Trevisi di Toscana Libri

Oggi partiamo con Angela Ceccarelli che propone “Prossimi e distanti” di Francesco Ricci.

Il domino letterario 1

 

Parte il Caffè letterario 19: per favore aiutateci!!!!

marco vichi

Grazie agli amici scrittori, saggisti , giornalisti, bibliofili e cultori della materia letteraria, alla fine siamo partiti. Caffè 19 si rivolge a tutti voi. Per favore mandateci anche piccoli contributi, in italiano ed inglese, sotto forma di video, foto, testi, racconti, cose curiose e aneddoti aventi a oggetto i libri e l’infinito mondo della letteratura. Questo aiuterà tutti a intrattenersi piacevolmente e in modo intelligente da casa, uscendo più arricchiti da questo bruttissimo momento.

cafe 19

Scrivere in punta di fioretto: pensavo fosse amore invece era una penna

Bargagli

Scrivere di punta. Le schegge di saggezza di Piero Bargagli

Massimiliano Bellavista

11/03/2020

Sono il bagaglio a mano della letteratura.  In cappelliera questo bagaglio ci sta sempre, basta al limite spingere un po’ per farlo entrare. Se i massicci romanzi storici o le smisurate epopee familiari sono l’artiglieria pesante della Repubblica delle Lettere, gli aforismi ne sono il fioretto, l’avanguardia e più di frequente la retroguardia. Leggeri e maneggevoli ma, visti i tempi, decisamente e in tutti sensi, virali, sono l’iniezione di adrenalina salvavita contro il morso della depressione culturale. Una iniezione dove spesso per la verità a tanta adrenalina si mescola anche una buona quantità di serotonina, sotto forma di ironia e sarcasmo.

Ma è un genere, se non proprio da specie protetta come oggigiorno è la poesia, quantomeno minacciata, vista che ciò che prima si condensava piuttosto comunemente in libri e pamphlet, sovente pubblicati in forma anonima o sotto coloriti pseudonimi, ma comunque pubblicati, apprezzati e condivisi, adesso si disperde nei social, e spesso scade in volgarità gratuite o magre invettive, allontanandosi così dal gusto del lettore medio. Chi sa scrivere buoni aforismi oggigiorno? Si contano sulle dita di una mano.
Flaiano era uno che con gli aforismi ci sapeva davvero fare e, constatando questo stato di cose, avrebbe fatto spallucce. Sul Corriere della Sera di esattamente cinquantuno anni fa scriveva: “La crisi della cultura. C’è sempre stata: Shakespeare non sapeva il greco e Omero non sapeva l’inglese”. Quindi smettiamola di preoccuparci e godiamoci un sommerso autore di interessanti aforismi, riflessioni e salaci poesie condensate in scarni libretti che lui definiva Schegge. A suggerire il titolo al loro autore fu Prezzolini, che in una recensione disse Queste sono schegge di saggezza, sarebbe anche un bel titolo.  E così accadde.

Questi libretti escono uno dopo l’altro, in un periodo relativamente breve, dal 1977 ai primi anni Ottanta, in poche copie che subito vanno esaurite e hanno grande successo. Le citava Prezzolini, le citava di frequente Montanelli. John Rame, caposcuola del pop-snob, ne è il disincantato autore. Chiaramente, si tratta di uno pseudonimo. La Elena Ferrante del caso altri non era che il Marchese Piero Bargagli, senese, poi trasferitosi in Svizzera, a Lugano.  Alla fine degli anni Ottanta, del personaggio fuori dagli schemi si innamora Maurizio Costanzo, all’apice del successo con il suo Show. Ospite regolare del Teatro Parioli, questo personaggio non più giovane attira l’attenzione della televisione con le sue “Schegge di Saggezza”, libretto dove sono raccolti e condensati tutti i suoi colpi di fioretto. E di nuovo torniamo all’inizio di questo articolo: nella prefazione alle Schegge del 1992, pubblicato un anno prima che Bargagli morisse, è lo stesso Prezzolini a dire che Una delle malattie di tutta la letteratura italiana dai Siciliani a D’Annunzio fu la sovrabbondanza e lo spreco di parole. I nostri poeti, pochi esclusi, furono sovrabbondanti, ed io reagii fin da scolaro con risa, beffe, caricature e contraffazioni. Quando il Bargagli mi regalò questi suoi preziosi minuscoli prodotti, ora in versi ora in prosa, ma sempre di proporzioni da biblioteca delle formiche lo riconobbi come un compagno e spero d’essere ricambiato.

Ancora Flaiano gli farebbe eco, prendendosi gioco di capolavori che oggigiorno hanno i minuti contati e invocando per la letteratura nostrana l’avvento di uno stile concreto e asciutto, alieno da zavorre intellettuali e barocchismi, si potrebbe anche dire più spontaneo e genuino, visto che alla fine Il mio gatto fa quello che io vorrei fare, ma con meno letteratura (il Taccuino del marziano). Scrive Bargagli: Pensare è inutile,/ agire molesto/discorrere superfluo,/credere assurdo,/amare ridicolo./Nascere vessatorio,/mangiare istintivo,/scopare rischioso,/crepare definitivo/tutto quanto ovvio.

Bargagli è anche capace di accostamenti sorprendenti L’insonnia e la stitichezza sono strette parenti; l’una e l’altra sono conseguenze del vizio principale dell’uomo: l’impazienza (che è poi impazienza di morire). E la miglior cura è la pazienza. Aspettate tranquillamente di addormentarvi sdraiati nel letto: il sonno verrà. Aspettate serenamente di liberarvi seduti sul cesso: qualcosa verrà. Insonnia e stitichezza sono anche ottime amiche della cultura. L’attesa va confortata da buoni libri, con notevole vantaggio mentale.

Ma non è finita qui: nel 1991 c’è un attore e regista famoso che decide di fare un film tutto improntato ad una riflessione sull’amore e sulle sue conseguenze, un film-aforisma, a cominciare dal titolo Pensavo fosse amore e invece era un calesse. Massimo Troisi in questo film cita Bargagli. Si dice spesso che di riferimenti letterari sia intriso solo il suo ultimo film, il Postino, ma non è vero. Anche in Pensavo fosse amore, ci sono letteratura e filosofia. Soprattutto aforismi memorabili in stile Bargagli. La storia ruota intorno a due personaggi, Tommaso e Cecilia, lui gestore di un ristorante, lei di una libreria. All’inizio del film, nella libreria a Cecilia chiedono di un libro di cui si è sentito parlare in TV (forse si allude proprio allo show di Costanzo) e in particolare di una frase, in esso contenuta: Non bisogna amare per amore ma per schifo, perchè l’amore finisce ed è una delusione, anche lo schifo finisce però è una soddisfazione. Cecilia quella frase la riconosce subito e dice che si tratta del Matrimonio di convenienza del Marchese Piero Bargagli scritto sotto lo pseudonimo John Rame.

I due, Cecilia e Tommaso, si amano, ma arrivano sempre lì lì per sposarsi e poi non ne fanno niente: alla fine il film si chiude con loro che si ritrovano in un bar, dopo le nozze mancate, ma non riescono, né riusciranno, comunque a vivere l’uno senza l’altro sia pure in questa forma ‘sospesa’. Lui le dice: Io, guarda, non è che son contrario al matrimonio, che non son venuto…Solo, non lo so…Io credo che, in particolare, un uomo e una donna siano le persone meno adatte a sposarsi tra di loro. Troppo diversi, capisci? Un altro aforisma degno di nota. Seguono i titoli di coda. Bargagli avrebbe detto alla coppia di tirarsi su e di non abbattersi troppo. In fondo basta che ci sia l’amore, anche se somiglia più a un calesse. Nelle sue Schegge, a proposito del matrimonio dice: Il matrimonio è un contenitore dentro il quale la coppia chiude l’amore per conservarlo; di solito invece lo fa marcire.  Il Matrimonio è sovente un contratto economico; il che tuttavia non evita il fallimento.